Convegno

La valle della Caffarella: dalla ricerca alla gestione (3 giugno 1995)

Relazione dell'arch. Mirella Di Giovine

Direttore dell'Ufficio Tutela Ambiente del Comune di Roma

La legge per Roma capitale del 1990 prevede la possibilità di utilizzare 26 miliardi per i primi espropri, in particolare per l'area della Caffarella.

Abbiamo visto dalle relazioni precedenti che le componenti della natura, dei monumenti, del paesaggio storico sono compresenti in questa valle con uguale e profondo significato.

E sono compresenti direi in una stratificazione di particolare interesse e originalità che è quasi unica, cioè ci troviamo di fronte a un territorio che esprime una ricchezza specifica proprio per questa strettissima interrelazione di elementi, ed è questo il grande tema del Piano di Utilizzazione.

Quali devono essere gli obiettivi per consentire la tutela e la valorizzazione di questi elementi visti appunto nella loro interrelazione?

Gli obiettivi utilizzati nel Piano si riconducono certamente anche agli obiettivi previsti dalla legge regionale 66/88 di istituzione del Parco dell'Appia Antica, e sono in primo luogo la tutela e la valorizzazione dei monumenti e dei complessi presenti in questa area.

Il secondo obiettivo è preservare le risorse naturalistiche presenti e poterle leggere, come accennavano i precedenti relatori. Il prof. Parotto in particolare, accennava alla possibilità di leggere questo paesaggio in tutte le sue componenti, non trascurandone nessuna: la conformazione geologica della città di Roma, ma naturalmente anche la vegetazione, la fauna e appunto anche la stretta relazione fra queste componenti naturalistiche.

Il terzo obiettivo è quello di creare delle attrezzature o comunque permettere una fruibilità sociale di questo ambiente proprio per valorizzarlo e per poterne godere al massimo la comprensione e la lettura.

Quindi si tratta di conoscere e valorizzare un paesaggio complessivo, e di raccogliere questi obiettivi partendo anche (e questo è il contributo dell'indagine sociologica) da quella che è già una percezione del parco, cercando di comprendere anche qual è la domanda sociale del parco che viene espressa.

Il prof. Beato accennava a come questa domanda sociale si configuri in modo specializzato, con una coscienza dei valori propri dell'area; i valori archeologici, quindi una domanda di cultura.

Comunque a mio avviso viene fuori anche un elemento per noi progettisti molto importante, e che va contemplato tra i nostri elementi di base: la conoscenza frammentaria di questo territorio.

Il grande problema individuato è che la valle non ha più una unità da nessun punto di vista; certamente ce l'ha rispetto all'assetto morfologico (almeno per quello che rimane oggi), però la percezione dal punto di vista naturalistico, dei monumenti, del paesaggio nel suo complesso, è sempre molto frammentaria.

Anche il livello di fruizione: considerate i problemi delle aree private, delle difficoltà di accesso, degli usi impropri: è sempre una fruizione ridotta e molto frammentaria.

Anche gli accessi sono poco conosciuti, e quindi questo è uno dei problemi alla base del nostro progetto.

Vediamo ora rispetto a questi obiettivi quale soluzione abbiamo individuato.

fig. 1: foto di Massenzio

Questa immagine tende a sottolineare il rapporto di stretta interrelazione tra gli aspetti naturalistici e di antropizzazione, tra un uso ancora presente da parte dell'uomo e la compresenza di complessi archeologici.

Vediamo il complesso di Massenzio con le aree agricole prossime, e la stretta interrelazione tra questi elementi e un paesaggio che si compone di queste realtà in un collegamento strettissimo.


fig. 2: foto della Torre-ponte

Ecco un monumento come la torre valca in un ambiente che è testimonianza della campagna romana: un ambiente che è stato sempre interessato dall'attività antropica oggi presenta un paesaggio in parte agricolo e in parte determinato dall'abbandono o comunque da residui della vecchia lavorazione agricola.

foto della Vaccareccia
fig. 3: foto della Vaccareccia

Il casale della Vaccareccia, un simbolo classico della Caffarella, in questa condizione di usi quasi degradanti, perché è un'attività agricola per certi aspetti residua e quindi con problemi di compatibilità rispetto a questo ambiente.

Comunque anche qui una stretta relazione tra i casali agricoli, i monumenti agricoli e questo paesaggio.

fig. 4: foto di S. Urbano

Vediamo qui la valle in una immagine vista precedentemente con il prof. Parotto; questo brano della campagna romana è interessato da un monumento come S. Urbano, che è quindi strettamente legato a questa cornice di campagna romana.

schema sintetico del progetto
fig. 5: schema sintetico del progetto (E' possibile avere l'immagine ingrandita)

Questo schema è abbastanza semplice; è la proposta progettuale che, a fronte del tema fondamentale della frammentarietà della lettura della valle, è stata individuata come percorso necessario per la definizione del parco e quindi anche per la realizzabilità, per gli espropri e per prefigurare attività di gestione coerenti con questa impostazione.

Il discorso che sovraintende a questo schema è di non identificare aree di maggiore o minore pregio scegliere ma tutte le aree, all'interno di una individuazione della valle che nasce ovviamente dalla morfologia; soltanto a Sud viene scelto un confine strategico (perché comunque il progetto si doveva limitare ad un ambito ridotto), cioè la viabilità oggi presente, ma diciamo che il progetto interessa la valle così come si configura nel suo aspetto morfologico.

Tutte le aree colorate configurano l'ambito della valle, non per articolare aree di maggiore o minore valore, ma per differenziare la fruizione.

Tutte le aree valgano in ugual modo proprio per questa strettissima interrelazione tra gli elementi che dicevo prima, tuttavia si ritiene necessaria una fruizione differenziata.

Le aree verdi: aree attrezzate per la fruizione storica archeologica.

Sono le aree della prima parte della via-monumento Appia Antica (la seconda parte riguarderà il Piano di Assetto del Parco regionale), interessata da monumenti di grandissimo interesse come l'area del Circo di Massenzio e della tomba di Romolo, l'area di S. Urbano, di Annia Regilla e l'area del Colombario.

Per queste aree si prevede una fruizione cosiddetta guidata: la domanda di cultura, la valorizzazione di questi monumenti deve avvenire attraverso delle limitazioni.

Non è possibile su queste aree fare attività del tempo libero, mentre è possibile avere dei percorsi guidati alla lettura, una serie di tabelle informative, una conoscenza vivace e interessante di queste aree.

Non sfugge a nessuno fra l'altro il valore turistico, a tutti i livelli, di queste aree, quindi c'è la possibilità di offrire a un pubblico vastissimo, anche di carattere internazionale, una attrezzatura specializzata, attenta e approfondita, per la loro lettura.

Seconda categoria (in giallo più forte): aree con attrezzature minime per la sosta e ricreazione.

Si tratta delle aree che a nostro avviso possono essere fruite con una modalità più libera. Ci troviamo però comunque in un ambiente particolare, dove l'interrelazione strettissima tra monumenti e elementi naturali non può essere compromessa da attrezzature sportive, da cosiddette attrezzature di fruizione pesanti, da giochi per bambini che intervengono visivamente sul complesso aspetto paesaggistico di questo ambiente che invece deve mantenere una lettura integra.

L'attrezzatura è quindi per attività di tempo libero compatibili: si può correre, giocare, ma con con attrezzature minime come sentieri, punti di sosta arricchiti con vegetazione ecc., proprio a salvaguardia del godimento della fruizione di questo paesaggio.

Queste aree interessano il fronte dell'Appio Latino, dove oggi c'è un abbandono della coltivazione agricola, in una situazione di attesa rispetto all'uso.

L'area per la fruizione del paesaggio agricolo storico (la terza categoria) sottolinea l'aspetto molto interessante delle coltivazioni agricole, che sempre sono state presenti in questa valle; a nostro avviso devono rimanere come testimonianza storica di una presenza dell'uomo che risale a tempi antichissimi.

La valle, ricchissima, è sempre stata utilizzata a livello agricolo, e quindi il paesaggio agricolo deve avere la possibilità di rimanere, in questa strettissima interrelazione che abbiamo visto prima.

Naturalmente l'agricoltura deve essere complessivamente compatibile con il parco e con un'immagine paesaggistica adeguata; andranno quindi previste solo quelle colture, quelle attività adeguate a questo sforzo, e non sarà possibile fare qualsiasi tipo di attività agricola.

Quarta e ultima categoria: aree per la fruizione sportiva.

Si è ritenuto possibile e comunque necessario realizzare anche delle attrezzature sportive, perché lo permetteva la situazione di degrado in alcune aree.

L'area all'incrocio con via Appia Nuova è oggi occupata da edifici, è completamente tagliata fuori dal paesaggio complessivo e quindi è fortemente compromessa anche rispetto agli aspetti morfologici.

Nell'area al di sotto della Cristoforo Colombo sono previste attrezzature sportive senza costruzioni (cioè campi verdi per i classici giochi che si fanno sui parchi), che quindi possono assorbire un'utenza che ha una domanda di questo tipo, senza compromettere paesisticamente l'area (comunque oggi abbastanza compromessa).

Cosa si realizza attraverso questa organizzazione del parco in grandi tipologie e in modalità di fruizione differenziate? L'area giallo scuro configura il fiume Almone, sacro ai Romani, che, attraversando tutto il parco, ritorna a essere il soggetto principale, fondamentale, lungo cui si articola tutto il parco; in giallo sono indicati anche i percorsi ciclabili, a cui si attribuisce una grande importanza perché sviluppandosi lungo la valle collegano tra loro tutte le parti del parco.

Si cerca di risolvere questo dato drammatico della frammentazione della leggibilità e della fruibilità oggi esistente delle aree appunto ricostruendo l'unità della valle a partire da quello che è giustamente l'elemento centrale, l'elemento protagonista: il fiume Almone.

Se molti conoscono il fiume, forse alcuni non l'hanno più potuto individuare all'interno della valle; invece è necessario che ritorni come l'elemento lungo cui si sviluppa tutta la fruizione.

Questa unitarietà della valle si realizza anche attraverso un ragionamento sugli accessi e sui percorsi, quindi una grande importanza viene attribuita alle piste ciclabili. Per esempio una partenza di una pista ciclabile è individuata al terminal Ostiense; si ritiene il terminal Ostiense un punto fondamentale per l'accesso nel parco dei turisti e anche dai quartieri, addirittura realizzando un collegamento tra zone oggi assolutamente senza comunicazione come l'XI e la IX Circoscrizione.

I percorsi ciclabili addirittura si specializzano nella zona archeologica; si chiamano archeobici, nel senso che la fruizione dei percorsi ciclabili diviene guidata, attenta, regolata da una serie di modalità e di informazioni che servono ad una lettura attenta e approfondita delle aree archeologiche.

Gli accessi delle altre piste ciclabili sono, e questo è un altro punto di grandissima importanza, in alto a nord lungo le Mura Aureliane, proprio perché la proposta vede la unificazione di questo territorio oggi così frammentario che va dalle Mura Aureliane fino a via dell'Almone.

Lungo le Mura Aureliane verrà realizzata (nell'ambito di altri progetti) una pista ciclabile che consentirà l'accesso alla pista ciclabile che si snoderà nel parco.

Oggi la ferrovia e via Cilicia drammaticamente tagliano l'area del parco della Caffarella, e interrompono quindi la continuità tra le aree verdi che si vedono al di sotto delle Mura Aureliane con le altre parti.

Il Piano ha ritenuto di affrontare questo problema e ha proposto alcune soluzioni, che naturalmente fanno i conti con decisioni molto complesse e che certamente non sono risolvibili qui.

Ora non è il caso di soffermarci su questo aspetto, ma esistono soluzioni tecnologiche già proposte e attualmente allo studio circa la possibilità che la ferrovia passi ad un livello più basso dell'attuale e sia quindi ricoperta, e addirittura che via Cilicia possa essere integrata in questo percorso sotterraneo.

E' possibile quindi trovare un collegamento e saldare queste aree al di sotto delle Mura Aureliane con tutto il resto della valle.

Naturalmente questo assume particolare rilevanza se pensiamo che il parco dell'Appia dovrebbe avere una continuità per un ordine di motivi elevatissimi con il parco dei Fori Imperiali.

Il collegamento aiuta a realizzare questa continuità e quel famoso corridoio biologico e di risorse naturali, così importante perché si definisca e si realizzi un equilibrio efficace anche in termini ambientali; è una diagonale fondamentale che poi continua oltre il Tevere fino alla zona Nord della città per arrivare al Parco di Veio.

Un corridoio biologico straordinario che dall'Appia attraversa tutta la città e che quindi costituisce un grandissimo vantaggio in termini di regolazione del clima e di conservazione delle specie vegetali e faunistiche.

Un altro elemento che consente di superare la frammentarietà sono gli accessi principali individuati, e quindi la possibilità di collegamenti più efficaci tra le varie parti del Parco.

Oltre agli accessi che molti di voi conoscono benissimo (via Latina, via Macedonia, piazza Zama), uno dei principali è anche sul versante della Circoscrizione XI: la Cartiera Latina. E' già patrimonio comunale, ed è un elemento molto importante perché ha una superficie molto vasta, di grande interesse, certamente da recuperare, e che può costituire a nostro avviso, come indica il Piano, il centro visite del Parco, primo nucleo da cui può partire tutta la nostra relizzazione.

Un punto dove viene fatta attività didattica, dove si accolgono i visitatori, dove parte quella che è l'attività di gestione, di conoscenza e di accoglienza per i fruitori del parco.

Rispetto all'accessibilità, un altro elemento che ci è sembrato importante è la linea archeotram (ancora allo studio), per collegare con le aree archeologiche centrali l'area dell'Appia; è molto semplice il prolungamento all'interno della Caffarella, perché c'è una sede ferroviaria che lo consente.

Quindi a noi sembra di grande interesse che la linea si attesti in un ingresso della Caffarella da cui poi si dipartano una serie di piccoli bus elettrici. Riteniamo che le strade interne al parco debbano progressivamente non essere più interessate da un traffico pesante come è oggi, e che fra l'altro determina gravi danni alle strutture archeologiche; se quindi bisognerà arrivare a soluzioni diverse, è necessario però che ci sia anche la possibilità di arrivare in punti lontani, in termini di piccoli bus navetta a carattere elettrico.

fig. 6: schema generale del progetto

Mentre lo schema sintetico era più semplice da leggere, la tavola del Piano, che entra nello specifico articolando una serie di destinazioni anche di edifici, è forse più complicata. Io vorrei sottolineare tutti i percorsi di carattere naturalistico, che sono individuati in particolare nel fondovalle, il quale ha un altissimo livello di interesse naturalistico, sia geologico che vegetazionale, con cui il parco diventa anche un momento didattico informativo di grande importanza.

Quindi il Piano stabilisce che vengano realizzati dei percorsi naturalistici, con una serie di punti dove ci si ferma, si fanno delle osservazioni; scritte ragionate sul tabellone rendono possibile una comprensione efficace e totale di quello che si sta guardando.

I percorsi riguardano anche la lettura del paesaggio dove permane l'agricoltura (aree in giallo), secondo le previsioni del Piano, e in questo caso c'è una sorta di godimento del paesaggio agricolo, mentre la fruizione è limitata per non entrare in contrasto con le coltivazioni.

Un altro aspetto che vorrei sottolineare è la diffusione di punti informativi all'interno dell'area, che aiutano il fruitore a orientarsi e forniscono gli elementi necessari alla lettura.

fig. 7: foto del fiume Almone

L'Almone è il soggetto centrale, principale lungo il quale si riesce ad articolare dei percorsi per riorganizzare la lettura e la fruibilità della valle.

Naturalmente per l'Almone è previsto un risanamento per le acque e un intervento sulle sponde, per ricostruire la vegetazione umida oggi molto ridotta, e che ovviamente è stata gravemente compromessa da una condizione di inquinamento sviluppata in questi anni. Con gli interventi di ripristino indicati dal progetto l'Almone ritorna nella sua condizione di splendore originario.


fig. 8: foto del colombario costantiniano

Vediamo l'inserimento dei monumenti all'interno di questo paesaggio e la presenza di usi impropri nella valle; la valle risente dell'abbandono dell'uso agricolo, e sono presenti orti con una serie di usi impropri che occorrerà correggere perché la valle ritorni ad un paesaggio adeguato.

fig. 9: foto del viale dei bagolari

Il paesaggio si manterrà esattamente in queste condizioni.

fig. 10: foto del Bosco Sacro

Il prof. Quilici accennava prima a cosa è rimasto oggi del Bosco Sacro. Occorrerà ricostruire in maniera molto attenta i luoghi di eccezionalità, legati a leggende, a elementi di storia di particolare interesse.

fig. 11: foto della tomba di Romolo

Con la tomba di Romolo siamo tornati all'area di Massenzio; va organizzata una lettura di questi elementi in maniera ragionata così che il fruitore si trovi a un livello di conoscenza approfondito e possa godere l'insieme riconoscendo il valore del singolo elemento.

fig. 12: foto della Cartiera Latina

La Cartiera Latina è stata individuata come centro visite ed è quindi un primo punto importantissimo che occorre ripristinare e restaurare perché possa divenire elemento propulsore del parco.

fig. 13: foto del sepolcro di Geta

Il sepolcro di Geta mostra lo strettissimo rapporto tra il problema del traffico, i monumenti e, immediatamente a ridosso, l'area di nostro interesse. Il problema del traffico deve essere al più presto superato perché altrimenti questo monumento quasi scompare, perché siete preoccupati, se in macchina dal traffico, se a piedi per non essere investiti dalle auto. La lettura, la percezione di queste cose è assolutamente difficile.

La via Appia viene quindi considerata nel Piano una strada-museo che occorre leggere in maniera differente.

fig. 14: foto del fondovalle

Rispetto al piano complessivo, quali sono i termini di priorità per l'esproprio?

Ricordo che la legge per Roma capitale prevede il finanziamento di 26 miliardi, per cui se pensiamo che l'area progettata è di circa 330 ha, occorre stabilire delle priorità perché certamente il finanziamento non potrebbe coprire una superficie così vasta.

Criteri e principi fanno riferimento a questi ragionamenti.

In primo luogo la fruizione dei monumenti (in particolare nelle aree in verde), e quindi è prioritario che siano visitabili Annia Regilla e S. Urbano senza dover entrare dal cancello a volte chiuso a volte aperto.

Il fiume Almone sarà il soggetto fondamentale di collegamento tra i vari monumenti disseminati nella valle, ricostruendo quindi quella unità che consente con una passeggiata all'interno della valle una lettura nel complesso.

Quindi il primo criterio fondamentale è partire dai monumenti di maggiore significato e più caratteristici della valle, e quindi da Annia Regilla e S. Urbano, per arrivare a Massenzio (che sapete è in gran parte di proprietà comunale).

Il secondo criterio è dare ai quartieri limitrofi la possibilità di una fruizione minima per la sosta e la ricreazione, per attività del tempo libero compatibili con questo ambiente; quindi interessare soprattutto le aree sul fronte della IX Circoscrizione.

Naturalmente si dovranno dare anche servizi e attrezzature efficaci per far sì che questo insieme sia gestito e possa avere una sua capacità di vita.

Quindi l'esproprio partirà dalla Cartiera Latina, si svilupperà lungo queste aree, finendo col raccordarsi col Circo di Massenzio; avremo un percorso tutto pubblico che salda una zona di patrimonio comunale con un'altra che è anche patrimonio comunale come il Circo di Massenzio, collega fra loro vari monumenti e realizza percorsi fondamentali.

Quindi darà la disponibilità per le attrezzature minime per sosta e ricreazione ai quartieri che affacciano su queste aree, garantendo così gli ingressi principali, o almeno gran parte degli ingressi principali.

Volevo sottolineare che per quanto riguarda le aree sulle quali esiste ancora una parvenza di attività agricola, il Piano prevede che esse possano andare anche in convenzione con i privati e, salvo garantire la possibilità di fruirne il paesaggio attraverso i percorsi, non necessariamente debbano essere immediatamente espropriate.

Questi sono i ragionamenti che presiedono all'esproprio, e naturalmente faranno i conti con il problema centrale, importantissimo, della gestione, come veniva sottolineato anche dai relatori precedenti.

Però io vorrei sottolineare questo aspetto: se è vero che certamente va individuata una capacità gestionale (problema complesso nel caso dell'Appia Antica perché esiste una legge che configura una Azienda Consorziale preposta alla gestione), è molto importante però, visto il livello di degrado e degli usi impropri, che da parte dei cittadini che vivono accanto a quest'area ci sia una capacità e di tutela e di partecipazione.

Al di là di qualsiasi organizzazione, e questo lo dico soprattutto rispetto ai problemi che giustamente poneva il prof. Beato, al di là di qualsiasi struttura razionale ed efficace di gestione, l'esperienza anche del mio ufficio (che si occupa anche di diversi parchi di grande dimensione presenti a Roma) è che è certamente necessaria una partecipazione efficace da parte dei cittadini.

La gestione non può essere fatta soltanto attraverso un ente, una struttura, ma anche attraverso una diretta collaborazione dei cittadini.

Questo è un problema centrale, che si pone un po' per tutte le aree protette: sono anzitutto i cittadini che devono credere a queste cose e devono individuare gli usi impropri, lottare e intervenire, collaborando alle attività di gestione strutturate.

Questo è un passaggio a mio avviso necessario.

Grazie



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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA 4 agosto 1998