Visita guidata al degrado della via Appia Antica


La via Appia Antica

La via Appia Antica è l'asse attorno al quale si sviluppa il parco archeologico forse più importante del mondo. Per la sorveglianza e la tutela di questo territorio le istituzioni pubbliche sono presenti in modo massiccio, dallo Stato con la Soprintendenza Archeologica di Roma agli Enti locali: Municipio Roma IX e Roma XI, X e XV Dipartimento del Comune di Roma, Sovraintendenza comunale, Assessorati alle Politiche Ambientali e alle Politiche Culturali del Comune di Roma, IX e XI Gruppo dei VV.UU., Ente Parco regionale dell'Appia Antica, Regione Lazio.

Il risultato non sembra dei più esaltanti. Illegalità, abusivismo, degrado imperversano ovunque, anche lì dove gli Enti pubblici hanno investito ingenti risorse per la sistemazione dei luoghi.

Proviamo quindi a percorrere un tratto di Parco alla ricerca stavolta non delle bellezze storico archeologiche o naturalistiche, ma dei segni del degrado che deteriora il patrimonio o per lo meno ne impedisce la fruizione.

Si parte da porta S. Sebastiano.

Il primo miglio

Uscendo dalle Mura Aureliane la via Appia Antica scende rapidamente nella valle dell'Almone; sul lato sinistro una fontanella ha il prospetto formato da due ritratti funerari e la vasca costituita da un autentico sarcofago.

I lati della strada sono chiusi da una muraglia lercia, lungo la quale si riconoscono tratti sopraelevati di recente (illegalmente?). Dietro la muraglia, al n.c. 1 un box in metallo abusivo, per una superficie compromessa di 14 mq e una cubatura realizzata di 27 mc è stato accertato ai sensi dell'art. 7 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 dai VV.UU. il 5 febbraio 1990; la pratica di demolizione è sospesa a seguito dell'istanza di condono edilizio prot. 14989/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per una superficie di 75,36 + 5,7 mq e della presentazione di ricorso al TAR.

Circa 100 metri dopo la fontanella, ma sul lato opposto, troviamo la copia della colonna del primo miglio. Di fronte una fiaccola color catrame sporge dalla muraglia.

Sulla destra ammiriamo il cartello pubblicitario del ristorante "Ar Montarozzo". Un lampione illumina un cancello, entrambi del colore del carbone.

All'altezza del viadotto di via Cilicia, probabilmente sul lato sinistro, sorgeva il tempio di Marte, uno dei templi più antichi di Roma.

Al posto del Tempio sono stati lasciati visibili i ruderi di sepolcri e tombe databili tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C., che hanno subito varie alterazioni fino al IV sec. d.C., e oggi costituiscono un ammasso informe illeggibile, grigio, invaso da erbacce, e protetto da una recinzione manomessa.

Il secondo miglio

La via Appia Antica, dopo tanto squallore, è qui addirittura scavalcata da un enorme viadotto di cemento armato: il viadotto di via Cilicia ; nelle fondamenta del viadotto è stata lasciata una porta per la manutenzione, porta che è oggi sfondata per dare ricovero a senza fissa dimora. Oltre al viadotto la via Appia Antica è scavalcata anche da un tubo semi abbandonato di cui non si immagina lo scopo.

A destra un cartello sporco di vernice indica il divieto di superare i 30 km/h; tuttavia è consigliabile percorrere questo tratto con cautela, perché la velocità media delle automobili è superiore ai 60 km/h.

Passato il viadotto di via Cilicia ecco un ponte ferroviario; sulla nostra testa corrono i treni diretti a Pisa e in Francia.

Dopo un altro lampione e un cancello color carbone troviamo a sinistra un edificio moderno; esso è adibito non a museo o centro visite, bensì a deposito A.M.A.

«Recupero carta cartoni ferro metalli stracci»; questo avviso compare in corrispondenza del n.c. 16; qui la determinazione dirigenziale della XI Circoscrizione n. 13039 del 8 aprile 1999 ha disposto la demolizione di varie opere abusive, ottenendo il nulla osta dell'Ente Parco alla demolizione n. 916 del 21 maggio 1999. Subito dopo, all'incrocio con via della Travicella, un cartello pubblicitario segnala l'attività dell'industria Iacorossi. «CHIODO - marmi, graniti, travertini» è l'avviso pubblicitario in corrispondenza del n.c. 18; qui esiste anche un accesso per i pullman Green Line Tour s.p.a., e anche una interminabile sovrapposizione di abusi edilizi:

Il n.c. 20 corrisponde a un cancello grigio-topo; accanto due edicole sacre racchiudano delle madonnine lercie e irriconoscibili; qui sono state presentate due istanze di condono edilizio prot. 76893/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per costruzione abusiva di abbaini, e prot. 76907/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per un abuso di superficie di 24,64 mq commesso nel 1988.

Dopo il n.c. 22 a sinistra troviamo la pubblicità «CEAT pneumatici»; il n.c. 24 è un portone sporchissimo, e al n.c. 26 troviamo un altro cartello pubblicitario: «Lubrificanti Auto Industra». Una porta blindata chiude l'accesso al n.c. 28; poco più avanti uno slargo ci fa dimenticare che siamo al II miglio della celebre strada antica; campeggia il cartello pubblicitario «Carrozzeria SALIOLA» (bianco e blu, di dimensioni 1,20 m x 1,20 m) appoggiato a pali in equilibrio su copertoni riempiti di cemento; accanto sono bidoni per la spazzatura, un cartello giallo, e un cartello attaccato al lampione; sull'altro lato un cartello bianco e blu di dimensioni 1,50 m x 1,20 m.

Di fronte, il vivaio al n.c. 27 ha presentato istanza di condono edilizio prot. 35870/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma (per una superficie di 65,61 mq) e prot. 35896/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma (per una superficie di 38,94 mq), mentre l'esposizione di cactus ha presentato istanza di condono edilizio prot. 64056/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per un abuso edilizio del 1990; un altro proprietario ancora ha presentato una quarta istanza di condono edilizio prot. 85211/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma.

In un terreno di 6.318 mq dietro al vivaio, i VV.UU. hanno accertato, il 5 novembre 1994, una lottizzazione abusiva di 5.000 mq in violazione dell'art. 18 della legge 28 febbraio 1985 n. 47: frazionamento in 6 lotti di superficie compresa tra 450 e 3.000 mq, realizzazione di baracche, manufatti, un pianale-piattaforma in ferro, tettoie, serre, un locale vendita, per una cubatura complessiva realizzata di 3.180 mc. La determinazione dirigenziale della IX Circoscrizione di demolizione degli abusi è sospesa in attesa della conclusione del ricorso al T.A.R.

Il luogo (n.c. 32/A) è tra l'altro sede di abusi edilizi: quattro manufatti accertati ai sensi dell'art. 9 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 dai VV.UU. il 14 novembre 1994, per una superficie compromessa di 197 mq e una cubatura realizzata di 590 mc; la demolizione è sospesa a seguito della presentazione dell'istanza di condono edilizio prot. 29103/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per una superficie di 56 mq. Altri abusi edilizi hanno ricevuto il parere di competenza per atti repressivi della U.O.T. Disciplina Edilizia XI Circoscrizione n. 38729 del 27 settembre 2001, con il nulla osta alla demolizione da parte dell'Ente Parco n. 21018 del 3 ottobre 2001.

Ancora pubblicità, stavolta del ristorante «Quo Vadis», al n.c. 34; di fronte troviamo il cartello «ORTO BOTANICO», un muro crollato, una sbarra danneggiata, un cartello sospeso in aria con la scritta «IDEA VERDE».

Al n.c. 36 incontriamo nientemeno che un distributore di benzina abbandonato!

Al n.c. 38 è l'accesso del ristorante «Quo Vadis», il cui edificio (insieme al terreno retrostante) è di proprietà comunale. Anche qui una bella successione di abusi edilizi:

Subito dopo ecco il primo segno della presenza di tante Istituzioni preposte alla tutela della via: l'Ente Parco regionale dell'Appia Antica, che ha per sede i locali della ex Cartiera Latina. Anche l'Ente Parco dà il suo contributo al degrado della strada: il muro di cinta dopo l'ingresso è crollato, ed è stato riparato malamente con una tavola di legno!

Alla nostra sinistra ecco il sepolcro di Geta sormontato da un casalino; l'edificio, destinato dal Piano di Utilizzazione della Caffarella a punto di sorveglianza, è invece privato e abitato, anzi, un ponteggio che ne dichiara il restauro è lì dal 1994 senza che si veda traccia di lavori restauro; al contrario, il ponteggio occulta vari lavori abusivi:

Di fronte al sepolcro di Geta troviamo l'ingresso del ristorante Escargot (n.c. 46); dopo un diroccato cancello di legno (n.c. 48), un cartello annuncia il «parcheggio interno» del ristorante.

Alla nostra sinistra il n.c. 43/45 porta a un'area pubblica dominata da un grande fienile risalente alla fine del XIX secolo destinato dal Piano di Utilizzazione della Caffarella a "attrezzature museali ed espositive"; il complesso era fino al 1991 di proprietà dell'Opera Pia Sanatorio Antonio e Carlo Cartoni, un ente ospedaliero disciolto i cui immobili ora sono passati alle A.S.L. come proprietà, e al Comune di Roma come gestione ordinaria. Qui è anche l'ingresso del concessionario e autofficina Hyundai, al quale il Comune di Roma diede la disdetta del contratto di locazione sin dal 15 febbraio 1992, continuando però a riscuotere l'affitto.

Il concessionario è sottoposto sin dal 1997 a vari procedimenti amministrativi da parte del Municipio Roma IX, ai quali il gestore ha opposto denunce e ricorsi sempre respinti dall'Autorità giudiziaria penale e amministrativa:

Di fronte, un cancello verde zozzo introduce ad un'area di proprietà comunale, dove il 12 dicembre 1994 i VV.UU. hanno accertato, ai sensi dell'art. 14 della legge 28 febbraio 1985 n. 47, un manufatto con tettoie abusivi, per una superficie compromessa di 95 mq e una cubatura realizzata di 98 mc, che è ancora in attesa di demolizione. Segue il portone in legno dell'ingresso del Punto informativo presidiato dal Comitato per il Parco della Caffarella, dal XI Gruppo del W.W.F. e dal Circolo Sette Acquedotti di Legambiente.

Il basolato sotto la fogna

Proprio davanti alla chiesetta del Domine Quo Vadis, i recenti lavori di rifacimento del selciato in sampietrini hanno portato alla luce un tratto del basolato originale della via Appia Antica. Benché l'importanza scientifica dei basoli sia trascurabile, l'importanza per la storia e per la tradizione è incommensurabile; le pietre sarebbero infatti proprio quelle su cui si sarebbe fermato Gesù Cristo, quando, secondo la leggenda, incontrò S. Pietro che fuggiva da Roma. Non va poi dimenticato che per il milione di visitatori che ogni anno entrano nel Parco regionale dell'Appia Antica diretti alle catacombe, quel tratto di basolato sarebbe stato l'unica testimonianza visibile dell'antica strada romana. Quindi avremmo avuto un elemento strategico per l'auspicata trasformazione di questo tratto della via Appia Antica, da strada a scorrimento veloce (oggi occupata da pompe di benzina, meccanici, recupero di rottami ecc.) in strada-museo.

Il fatto che grida allo scandalo è che al contrario il basolato, anziché essere ripulito e lasciato visibile con un tratto di pavimento trasparente, o meglio ancora valorizzato con un gradino (il tratto è adiacente al gradino di ingresso della chiesa del Domine Quo Vadis, e quindi sarebbe stato possibile lasciarlo scoperto senza creare nessun intralcio ai veicoli), è stato adoperato per poggiarci sopra un tubo di fogna, e quindi immediatamente ricoperto. Non abbiamo fatto in tempo a scattare neanche la foto per l'archivio! Per esprimere il nostro disappunto abbiamo preparato una lettera alle amministrazioni competenti (che non hanno risposto) e un comunicato per la stampa (che è stato riportato da Repubblica e Corriere della Sera).

L'incrocio con via della Caffarella

Accanto alla chiesa del Quo Vadis troviamo alla nostra sinistra un edificio (n.c. 53) di proprietà comunale, così come è comunale il terreno retrostante. Edificio e terreno sono ovviamente occupati e non sono messi a disposizione dei visitatori, come invece dispone il Piano di Utilizzazione della Caffarella. E non è finita; in questo edificio i VV.UU. hanno accertato vari abusi edilizi:

L'incrocio con via della Caffarella ci introduce a altre interessanti osservazioni. Innanzitutto vediamo la cappella del card. Reginald Pole. Nonostante centinaia di firme raccolte in calce ad alcuni appelli che ne chiedevano il restauro e la fruibilità, il monumento resta inaccessibile perché in attesa di restauro: un'attesa che dura ormai alcuni anni.

La proprietà Pinna, al n.c. 55, nasconde un monumento vincolato ai sensi della legge 1089/1939, che non è visitabile. La proprietà nasconde anche un capannone, una tettoia e un forno prefabbricato abusivi, accertati ai sensi dell'art. 7 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 dai VV.UU. il 6 dicembre 1988, per una superficie compromessa di 350 mq e una cubatura realizzata di 630 mc; la demolizione è sospesa a seguito della presentazione dell'istanza di condono edilizio, e in seguito ad una revisione del confine tra la IX e l'XI Circoscrizione, l'abuso è dal febbraio 2001 di competenza dell'XI Circoscrizione.

La Caffarella

Povera Caffarella! Decine di milioni di EURO investiti alla fine dello scorso secolo, eppure ancor oggi aggredita da degrado e abusivismo.

Entriamo in via della Caffarella:

Nell'autunno 2001 il fiume Almone all'altezza del ponte che da via della Caffarella porta a via Macedonia si è otturato per un tappo di bottiglie, che sono state rimosse solo all'inizio dell'estate del 2002 dall'Ente Parco regionale dell'Appia Antica.

Numerosi i problemi che i cittadini segnalano ogni giorno: l'assenza di panchine, la carente vigilanza, la sporcizia del fiume Almone, la progressiva estinzione di specie di insetti censite negli anni '70, i conflitti tra genitori e padroni di cani, la falda acquifera inquinata e il ritardo del IX Municipio nel realizzare il collettore fognario sotto via della Caffarelletta.

La chiesa di S. Urbano, da oltre un anno di proprietà del Comune di Roma, resta inaccessibile. Stenta l'iter di acquisizione della parte di Caffarella di via Centuripe-via Macedonia (compreso il Casale Tossini).

I ponti di via della Caffarella sono stati protetti nel 2000 con una ringhiera metallica che sottrae alla Caffarella un pezzetto dell'aspetto originale di Parco campagna per darle piuttosto una fisionomia di giardino pubblico (del quale non si sentiva proprio bisogno). Il ninfeo di Egeria è deturpato da una recinzione di pali di ferro acuminati. Via della Caffarella è stata trasformata nel 2000 in strada di cemento armato:

pista di cemento armato
La pista di cemento armato

Con le orribili ringhiere da giardino pubblico è il Comune di Roma ha allestito nel 2000 un bel parcheggio per S. Urbano, che non era previsto né nel Piano di Utilizzazione del Parco né nel progetto dei lavori del Giubileo.

Il casale della Vaccareccia, che sin dal 1547 ha sempre mantenuto la sua funzione produttiva, è ridotto a un rudere; parte del tetto, crollata nel 1985 durante la grande nevicata, a distanza di 14 anni non è stata ancora riparata; il corpo principale, che ospitava un fienile, è bruciato nel 1993 e da allora è stato abbandonato.

Dal lato opposto della Caffarella rispetto a quello da cui siamo entrati, in via dell'Almone il n.c. 30 (di fronte all'Acqua Santa) nasconde un manufatto abusivo accertato ai sensi dell'art. 14 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 dai VV.UU. il 2 febbraio 1993, per una superficie compromessa di 95 mq e una cubatura realizzata di 247 mc; la determinazione dirigenziale di demolizione è sospesa a seguito della presentazione dell'istanza di condono edilizio per 57,39 mq più altri 78,1 mq destinati ad attività agricola.

Il terzo miglio

Dal Quo Vadis in poi la Caffarella è chiusa da un orribile e scandaloso muraglione continuo, che impedisce la visione di tutti gli altri monumenti presenti. In più di due millenni di storia, il periodo più buio della via Appia è cominciato dopo il 1950, quando la strada divenne la meta desiderata per la costruzione di ville, ambasciate, case di ordini religiosi, residenze di politici e attori del cinema, insomma chi aveva disponibilità e i mezzi si faceva la villa sulla via Appia, quindi è stato un periodo in cui sono state privatizzate le zone marginali, a volte persino le torri, i mausolei, spesso alcuni monumenti grandiosi come per esempio i mausolei dei Cercenii e dei Calventii che sono tra le opere più spettacolari dell'architettura antica, che sono inaccessibili perchè sono in area privata. Del resto nella Caffarella, la chiesa di S. Urbano è in una proprietà privata e non si riesce a visitarla.

La privatizzazione del territorio ostacola anche la repressione degli abusi commessi da proprietari e affitturari, che spesso agiscono quasi indisturbati: proseguendo la nostra passeggiata, al n.c. 59 i VV.UU. hanno accertato il 30 agosto 1988 ai sensi dell'art. 9 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 la realizzazione di un solaio di calpestio di 120 mq su un preesistente capannone; la demolizione è sospesa per la presentazione dell'istanza di condono edilizio prot. 24958/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma.



Uno degli abusi edilizi visto dalla via della Caffarella

Al n.c. 67 i VV.UU. hanno accertato il 20 maggio 1993 ai sensi dell'art. 9 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 la realizzazione di un soppalco in muratura, per una superficie compromessa di 17 mq e una cubatura realizzata di 68 mc su un edificio preesistente; la demolizione è sospesa a seguito della presentazione dell'istanza di condono edilizio prot. 78764/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma. Al n.c. 71/73 la determinazione dirigenziale della XI Circoscrizione n. 7329 del 25 febbraio 1999 ha disposto la demolizione di varie opere abusive, ottenendo il nulla osta dell'Ente Parco alla demolizione n. 912 del 15 marzo 1999. Al n.c. 77 si ha una istanza di condono edilizio prot. 4390/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per un abuso del 1993 su una superficie di 50,05 mq e un'altra istanza di condono edilizio prot. 78629/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma.

Sempre sul lato sinistro, poco prima del colombario dei Liberti di Augusto, ci sarebbe il nucleo in calcestruzzo di un sepolcro a dado. Al n.c. 81 si ha una istanza di condono edilizio prot. n. 52772/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per un abuso del 1993. Al n.c. 87 troviamo il colombario dei Liberti di Augusto occupato da un ristorante; al n.c. 89 qui i VV.UU. hanno accertato il 24 luglio 1993 ai sensi dell'art. 9 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 la realizzazione di una tettoia a due falde, per una superficie compromessa di 89 mq e una cubatura realizzata di 424 mc; si attende ancora la demolizione. Più avanti, al n.c. 91, una casa incorpora un sepolcro laterizio del II sec. d.C.

Il n.c. 103, dietro il portale, nasconde un bel fabbricato seicentesco, noto come "Villa Casali", alcune parti del quale risalgono al XIV secolo. Nasconde anche un manufatto abusivo del circolo sportivo che qui ha sede, per una superficie compromessa di 250 mq e una cubatura realizzata di 1.090 mc, accertato dai VV.UU. il 6 ottobre 1995 ai sensi dell'art. 9 della legge 28 febbraio 1985 n. 47; tra il ricorso al TAR e la presentazione dell'istanza di condono edilizio, la determinazione dirigenziale di demolizione dell'XI Circoscrizione è ancora sospesa. Qui sorgeva la colonnina del II miglio, ricordata da una lapide sul lato destro della strada.

Poco più avanti, al n.c. 107 i VV.UU. hanno accertato il 26 febbraio 1985 opere interne abusive ai sensi dell'art. 13 della legge 28 febbraio 1985 n. 47. Al n.c. 111 una proprietaria ha presentato quattro istanze di condono edilizio prot. 41199/95 (per una superficie di 108,73 mq), prot. 41213/95 (per una superficie di 30,83 mq), prot. 65183/95 e prot. 65188/95 (per una superficie di 82,30 mq) dell'U.S.C.E. del Comune di Roma, mentre un altro proprietario ha presentato una istanza di condono edilizio prot. 67839/95 dell'U.S.C.E. del Comune di Roma per l'apertura abusiva di un vano finestra.

Il quarto miglio

Il Casale Torlonia (numero civico 240) ha sulla facciata sia lo stemma della famiglia Torlonia, sia una targa che ricorda in latino gli esperimenti con il telegrafo tra questo luogo e Terracina condotti alla presenza di Pio IX.

Un altro fenomeno esploso dopo gli anni '50 è stato quello del saccheggio del materiale archeologico. Qggi percorriamo una via Appia che non ha più quel tripudio, quello sfavillio di marmi che aveva fino a 50 anni fa, eredità dei Papi che scelsero di lasciare il materiale archeologico sul posto: quindi statue, busti, iscrizioni, architravi, collocati da Luigi Canina e Antonio Canova uno appresso all'altro. La via Appia restò abbandonata a sé stessa, senza alcuna tutela nécontrollo; cominciarono allora a sparire prima i pezzetti minori, ma poi venivano addirittura con i carri-attrezzi, smontando addirittura architravi e colonne.

Quando la Soprintendenza è intervenuta, una ventina di anni fa, ormai il più era stato portato via, è intervenuta portando via le ultime cose che erano rimaste (che sono al Museo Nazionale delle Terme) e mettendo dei calchi.

Un mostro nel Parco regionale dell'Appia Antica

Adiacente al tratto della Regina viarum appena restituita alla fruizione dei cittadini e dei turisti grazie al tunnel del Grande Raccordo Anulare, a poche decine di metri dall'antico basolato ripristinato, sorge un mostro di cemento armato che vorrebbe essere una signorile villa privata:


La villa hollywoodiana al VII miglio della via Appia Antica

La villa è in via del G.R.A. al n.c. 4901, è all'interno di un'area protetta sin dagli anni '50 con vincolo paesistico (L. 1497/39), destinata sin dal 1965 (approvazione del P.R.G. di Roma) a "verde pubblico", dal 1988 inserita nel Parco regionale dell'Appia Antica (L.R. 66/88) e sottoposta dal 1998 a vincolo di lettera "m" della Legge Galasso (L. 431/85).

La costruzione è quasi integralmente abusiva e sottoposta a procedimento amministrativo: un manufatto abusivo, per una superficie compromessa di 300 mq e una cubatura realizzata di 930 mc, è stato infatti accertato dai VV.UU. il 26 settembre 1997 ai sensi dell'art. 7 della legge 28 febbraio 1985 n. 47, mentre la determinazione dirigenziale n. 8572 del 6 marzo 1998 ha disposto la demolizione delle opere abusive. L'Ente Parco regionale dell'Appia Antica ha dato nulla osta alla demolizione il 16 aprile 1998 eppure l'inerzia degli amministratori (la determinazione dirigenziale di sospensione dei lavori risulta "sospesa per mancanza dei dati catastali") e la farraginosità dei regolamenti hanno consentito il condono dell'opera il 16 aprile 1998!


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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA 2 ottobre 2000