Particolare di una delle baracche nel bosco di robinie prima dello sgombero del 21 ottobre 2004
Il Parco della Caffarella colpisce oggi chi lo visita non solo per il fascino delle sue bellezze archeologiche e paesaggistiche, ma anche per la presenza di numerosi insediamenti di immigrati.
L'arrivo di immigrati a Roma, attratti dalla possibilità di ottenere lavori più o meno regolari, di trovare strutture di accoglienza, di disporre di agenzie per l'emigrazione in Canada, Australia, Stati Uniti, di vivere di espedienti o accattonaggio per finire talvolta reclutati dalla criminalità organizzata, è un fenomeno che sin dalla seconda metà degli anni '80 ha progressivamente interessato la nostra come le altre città europee.
Già nella seconda metà degli anni '90 i cespugli e gli anfratti della Caffarella dalla parte di via Macedonia e via Bitinia erano stati occupati da un gruppetto di cittadini polacchi che cercavano lavoro in città; tuttavia alla fine degli anni '90, in coincidenza con gli sgomberi del Colle Oppio, la Caffarella ha subito una "invasione" pacifica di gruppi sempre più numerosi di rifugiati curdi, famiglie Rom rumene, ragazzi nordafricani, pakistani e bengalesi.
Proprio sotto via Bitinia si era stabilita nel 2000 una comunità di 40-50 cittadini rumeni; a quel tempo l'allora IX Circoscrizione seppe risolvere la situazione coordinandosi con le strutture di volontariato, utilizzando il Centro di Ricovero per i senza fissa dimora e per l'emergenza freddo di via Assisi, e senza oltraggiare la dignità di chi non ha altra colpa se non quella di essere ridotto alla fame.
Ma nella primavera 2002 il numero di immigrati in Caffarella tornava a superare le 50 persone, che si erano insediate in ogni anfratto, cespuglio, grotta, scarpata, su terreni appena attrezzati a parco pubblico e in aree private; tuttavia il IX Municipio era restio a condurre sgomberi forzosi a causa dell'imminente applicazione della legge Bossi-Fini, che alcuni politici del IX Municipio giudicano in contrasto con il rispetto della dignità umana.
La cronica carenza di sorveglianza e l'assenza di interventi, se da un lato facevano nascere vari interventi di tipo sociale e sanitario da parte dell'associazionismo (cattolico e di sinistra), dall'altro lato esasperavano i cittadini dell'Appio Latino, che auspicavano un intervento di ordine pubblico.
Dopo l'estate 2002 la situazione diventava intollerabile: le condizioni al limite della sopravvivenza toglievano ogni scrupolo ad incendiare canneti, sradicare cartelli informativi, costruire baracche di fortuna dentro i boschetti, e abbandonare in mezzo ai cespugli centinaia di bottiglie ogni settimana; gli stessi immigrati, che per il freddo si rifugiavano sempre più all'interno delle grotte, rischiavano ogni notte di restare sepolti dal crollo delle volte; i cittadini del quartiere Appio Latino segnalavano una crescita degli episodi di microcriminalità. Tutto questo venne segnalato al Comune di Roma, e le varie Amministrazioni cominciarono ad attivarsi, come si legge in queste due comunicazioni:
COMUNE DI ROMA
L'assessore alle politiche per la sicurezza alla Polizia Municipale all'Avvocatura Preg.mo dott. Emilio del Mese
Roma, 22 gennaio 2003 OGGETTO: Problematiche di sicurezza e degrado relative al Parco della Caffarella Il Comitato per il Parco della Caffarella ha inviato all'Ufficio di Staff del Sindaco diverse segnalazioni con le quali ha espresso serie preoccupazioni circa le condizioni in cui versa il parco pubblico dopo appena due anni dalla sua inaugurazione.
Liliana Ferraro |
Ufficio territoriale del Governo di Roma
Area ordine e sicurezza pubblica Al sig. Questore di Roma
Roma, 31 gennaio 2003 OGGETTO: Parco della Caffarella. Condizioni di sicurezza e degrado. L'Assessore alle politiche per la sicurezza del Comune di Roma ha reso noto che il Comitato per il Parco della Caffarella, con diverse segnalazioni inviate all'Ufficio di Staff del Sindaco, ha espresso serie preoccupazioni circa le condizioni in cui versa il parco pubblico dopo appena due anni dalla sua inaugurazione.
Il Prefetto
|
Da metà novembre 2002 la collaborazione tra Ente Parco, Fondazione Gerini e altri proprietari, IX e XI Gruppo dei VV.UU., Municipi e cooperative sociali del Comune di Roma riusciva a recuperare parzialmente la situazione. Le grotte erano sbarrate dai proprietari (Fondazione Gerini), e gli sgomberi delle aree pubbliche avvenivano finché possibile con la persuasione, fornendo ogni informazione sulle strutture di accoglienza della città. Alcuni hanno approfittato del Centro di via Assisi, molti si sono trasferiti accanto allo stabilimento dell'Acqua Egeria (al di là di via dell'Almone), altri si sono spostati in zone ancora più esterne.
La baraccopoli di via dell'Almone prima della demolizione del novembre 2003
Nei mesi successivi qualcuno trova ospitalità in luoghi appartati con il consenso di alcuni abitanti della Caffarella, e con la fine dell'inverno gli insediamenti degli immigrati si moltiplicano nuovamente nella parte di Caffarella di proprietà privata.
Sotto via Macedonia e via Bitinia, area di prossima acquisizione da parte del Comune di Roma ma a tutt'oggi privata, si forma un nuovo campo di immigrati, e sotto un bellissimo boschetto si accampa un intero gruppo in "abitazioni" estremamente precarie (almeno secondo gli standard europei): tende e baracche sono costruite con materiali di risulta, e le persone vivono in mezzo ai loro stessi rifiuti. A primavera la baraccopoli dietro via dell'Almone si svuota, e gli immigrati si trasferiscono nei pressi e soprattutto allinterno del bosco di robinie di proprietà della Fondazione Gerini; proprio quel bosco di robinie che, nonostante l'ostruzione dell'ingresso sin dal 1988 da parte di una baracca di un cittadino italiano con disturbi mentali, fino al 2001 costituiva uno dei più interessanti esempi di biocenosi in Caffarella.
La baracca in muratura all'ingresso del bosco robinie (è qui sin dal 1988 nonostante le molteplici segnalazioni, terreno di proprietà della Fondazione Gerini all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")
Qui nella primavera 2003 si insediano più di 50 persone appartenenti a famiglie rumene Rom di lingua moldava, con bambini, ragazzi e vecchi.
La presenza a via Arco di Travertino di una linea di minibus che collega Roma con la Romania per 110 EURO (200 EURO andata e ritorno) e la possibilità di restare in Italia fino a tre mesi con il semplice passaporto senza visto (la Romania è infatti uno dei paesi in lista di attesa per entrare nell'Unione Europea) sembrano aver facilitato una sorta di pendolarismo, che vede questi Rom tornare periodicamente a Roma per guadagnare qualche EURO con l'accattonaggio e la simulazione di invalidità.
Il sentiero nel bosco robinie raggiunge la baraccopoli degli immigrati rumeni prima dello sgombero del 21 ottobre 2004
Altri immigrati rumeni, nordafricani, polacchi ecc. ecc. intanto costruiscono le loro baracche lungo il versante destro del fiume Almone. Altri ancora si nascondono nelle ultime grotte rimaste accessibili.
A tutti questi si aggiunge un cittadino greco con disturbi mentali (parla da solo e tira il martello addosso a chi lo disturba), che si insedia sotto largo P. Tacchi Venturi, in area pubblica, a pochi metri da percorso ginnico "Policrosalus".
Mentre la parrocchia del Santo Nome di Maria di via Centuripe "adotta" gli immigrati rifornendoli di tende, sacchi a pelo, vestiti, e allestendo per loro una distibuzione di pasti, l'Ente Parco riesce per due volte a fare accogliere il cittadino greco dai servizi sociali del IX Municipio e a demolire la sua baracca, ma ogni volta l'immigrato ritorna nello stesso posto e ricomincia a costruirsi il ricovero. Lo stesso Ente Parco in quello stesso periodo (era prima delle elezioni provinciali) coordina lo sgombero dell'insediamento sotto via Macedonia e via Bitinia seguendo le indicazioni della legge Bossi-Fini; il IX Gruppo dei VV.UU., il IX Municipio, il commissariato di via Botero e i servizi sociali comunali sono coinvolti nell'intervento, i cellulari sono prenotati per il trasporto al centro di transito di Ponte Galeria, l'A.M.A. è attivata per la bonifica del terreno, le strutture per l'identificazione degli immigrati regolari, rifugiati o in attesa di regolarizzazione, sono preavvisate, e gli aerei per il rimpatrio degli immigrati soggetti ad espulsione sono pronti a partire; tuttavia dall'interno del IX Municipio l'informazione raggiunge i Centri Sociali i quali, alleatisi con alcuni gruppi del volontariato cattolico, picchettano la zona di via Macedonia, e impediscono lo sgombero nel giorno previsto, come segno di solidarietà nei confronti degli immigrati e di disobbedienza verso le leggi sull'immigrazione approvate dal Parlamento.
Ecco un documento trovato in rete che fa riferimento a quell'evento:
Roma. No alla legge Bossi-Fini: mobilitazione in difesa degli immigrati al parco della Caffarella
15.05.03. - Roma. Comunicato: Domani mattina alle 6:00 è previsto uno sgombero dei migranti accampati con mezzi di fortuna nel Parco della Caffarella, molto probabilmente in zona Vaccareccia. E' necessario organizzare un presidio di interposizione nonviolenta il più numeroso possibile in modo da assicurare che l'intervento congiunto della Polizia di Stato e dei Carabinieri avvenga nel rispetto dei diritti delle persone e non sfoci in atti di aggressione e violenza. Facciamo perciò appello a tutte e tutti affinché ci si incontri a largo Tacchi Venturi (via Latina) alle 5:00 di domani venerdì 16 maggio. Portate macchine fotografiche e videocamere ed invitate gli organi di informazione con cui siete contatti. Questa situazione è da quasi un anno a conoscenza sia del Comune sia del IX Municipio e ripetutamente la Rete per i Diritti ha chiesto ad entrambi di intervenire con misure concrete allo scopo di evitare che si determinasse questa situazione. Chiediamo pertanto che il Comune e il IX Municipio intervengano presso il prefetto e le autorità di pubblica sicurezza e si attivino subito con misure concrete per far in modo che il problema dei migranti all'interno della Caffarella (come altrove) sia affrontato per ciò che è: un problema di natura sociale e non una questione di ordine pubblico. RETE PER I DIRITTI DI CITTADINANZA DEL IX MUNICIPIO |
Nei mesi successivi l'unico intervento è stato eseguito nella ex baraccopoli di via dell'Almone il 14 ottobre 2003, quando i Vigili Urbani del N.A.E. (nucleo adolescenti ed emarginati) dell'XI Municipio con la collaborazione del Servizio Guardiaparco dell'Appia Antica hanno trasferito due madri rumene con i loro bambini al centro di accoglienza di via Assisi. . Il mese successivo la baraccopoli ormai disabitata di via dell'Almone è stata rasa al suolo dai proprietari.
In pieno inverno 2004 contiamo venti-venticinque baracche nascoste dentro le buche del pianoro sopra il fiume Almone e il bosco di robinie.
Dove fino a tre anni fa viveva una coppia di volpi ora c'è un enorme cumulo di immondizie accumulate da una comunità di più di 50 persone.
Uno sprofondamento nel bosco robinie un tempo abitato da una coppia di volpi ora è riempito dai rifiuti degli immigrati (terreno di proprietà della Fondazione Gerini all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")
Un'altra decina di immigrati si è stabilita al centro della Caffarella, lungo le sponde della marrana della Caffarella non lontano dalla Vaccareccia.
La comunità di circa 40 immigrati sotto via Bitinia vive in una situazione di estremo degrado, con i ratti che scorrazzano in mezzo alle tende, ed escrementi umani sparsi ovunque; quegli stessi cani che fino a ieri erano la principale causa di lagnanze da parte degli amanti della corsa campestre e dei genitori con bambini ora sono allontanati dai loro padroni per evitare che lecchino e annusino tanto schifo; nello stesso tempo, la mancanza di spazi verdi costringe bambini e ragazzi con i nonni provenienti dal quartiere limitrofo a giocare a pallone o correre a ridosso di quelle discariche.
A via dell'Almone il Servizio Guardiaparco ha scoperto un baraccone che ospitava più di 35 immigrati Rom rumeni di lingua moldava, tra i quali 18 minori.
La costruzione di via (terreno di proprietà privata all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")
Nonostante le apparenze, le varie Amministrazioni Pubbliche sono perfettamente al corrente della situazione della Caffarella; il Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza si è occupato più volte del problema; l'Assessore alle politiche dell'intercultura e ai rapporti con la comunità Rom dell'XI Municipio Gianluca Peciola ha partecipato ad una visita guidata organizzata dal Comitato per il Parco della Caffarella che è passata proprio all'interno del bosco di robinie; la Vicepresidente del IX Municipio Teresa Andreoli ha discusso il problema durante il convegno sul patrimonio archeologico e monumentale nel Parco regionale dell'Appia Antica che si è svolto il 7 novembre 2003; il servizio Guardiaparco dell'Ente Parco regionale dell'Appia Antica ogni mese censisce gli insediamenti della Caffarella contandoli uno per uno; la III Commissione Consiliare Permanente "Ambiente" del Comune di Roma si è riunita su questo argomento mercoledì 4 febbraio 2004, coinvolgendo il IX Municipio, l'Ente Parco, l'Ufficio Decoro Urbano, gli Assessori alle politiche ambientali (Dario Esposito), alle politiche sociali (Raffaella Milano) e alle politiche della sicurezza (Liliana Ferraro); l'Assessore alle politiche sociali della Provincia di Roma Claudio Cecchini ha lodato la nostra proposta di organizzare, in occasione della Festa dell'Aria del 21 marzo 2004, un incontro pubblico in cui si potessero confrontare Istituzioni e associazioni che si occupano di garantire la tutela della persona con Istituzioni e associazioni che si occupano di garantire la tutela dell'ambiente (l'incontro è stato però annullato perchè l'Assessore alla cultura del IX Municipio Susana Fantino lo ha giudicato non in tema con la manifestazione del 21 marzo).
Mappa delle baracche in Caffarella
All'inizio dell'autunno 2004 l'Ente Parco riesce a risolvere una delle situazioni più drammatiche. Il 21 ottobre 2004 gli immigrati del boschetto delle robinie, a seguito dell'opera di mediazione svolta dal personale del Parco, si trasferiscono altrove guidati dalla Stazione di Polizia di Tor Carbone e dal Comando dei Carabinieri di San Sebastiano; grazie ad un accordo con la Fondazione Gerini, proprietaria del terreno, l'accampamento ormai abbandonato viene finalmente smantellato.
All'inizio del 2004 il cittadino greco completava indisturbato la baracca sotto largo P. Tacchi Venturi, aggiungendo una recinzione fatiscente e un angolo per il barbecue.
La baracca del cittadino greco sotto l.go P. Tacchi Venturi nel febbraio 2003
La nostra associazione ha allora deciso di sottoporre ai Consiglieri del IX Municipio il problema dell'inspiegabile inerzia dello stesso Municipio nell'affrontare il problema di un singolo cittadino in stato di disagio mentale che si costruisce la baracca su un terreno di proprietà del Comune di Roma all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio".
Dopo ripetute sollecitazioni l'incontro si è svolto il 2 novembre 2004, ma la reazione di alcuni consiglieri è stata abbastanza inaspettata. Ecco come si è svolto l'incontro:
L'impegno della III e IV Commissione del IX Municipio sugli insediamenti nelle aree pubbliche in Caffarella, il curioso punto di vista dei consiglieri Merenda (D.S.) e Caretti (Rif. Com.)Martedì 2 novembre 2004 le Commissioni III (Urbanistica) e IV (Servizi Sociali), presiedute rispettivamente da Domenico Di Luca (D.S.) e Stefania Spirito (Margherita), in seduta congiunta, hanno ascoltato il Comitato per il Parco della Caffarella sulla questione del cittadino greco che si è costruito una baracca sotto l.go P. Tacchi Venturi.
Qui di seguito ci sono gli interventi dei partecipanti di cui abbiamo preso gli appunti.
Gli interventi che nel Comitato hanno generato la maggiore perplessità sono venuti dal consigliere Rosario Merenda (D.S.) e Fulvio Caretti (capogruppo Rifondazione Comunista).
|