Dossier
Immigrazione in Caffarella

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Particolare di una delle baracche nel bosco di robinie prima dello sgombero del 21 ottobre 2004

Il contesto

Il Parco della Caffarella colpisce oggi chi lo visita non solo per il fascino delle sue bellezze archeologiche e paesaggistiche, ma anche per la presenza di numerosi insediamenti di immigrati.

L'arrivo di immigrati a Roma, attratti dalla possibilità di ottenere lavori più o meno regolari, di trovare strutture di accoglienza, di disporre di agenzie per l'emigrazione in Canada, Australia, Stati Uniti, di vivere di espedienti o accattonaggio per finire talvolta reclutati dalla criminalità organizzata, è un fenomeno che sin dalla seconda metà degli anni '80 ha progressivamente interessato la nostra come le altre città europee.

Già nella seconda metà degli anni '90 i cespugli e gli anfratti della Caffarella dalla parte di via Macedonia e via Bitinia erano stati occupati da un gruppetto di cittadini polacchi che cercavano lavoro in città; tuttavia alla fine degli anni '90, in coincidenza con gli sgomberi del Colle Oppio, la Caffarella ha subito una "invasione" pacifica di gruppi sempre più numerosi di rifugiati curdi, famiglie Rom rumene, ragazzi nordafricani, pakistani e bengalesi.

Proprio sotto via Bitinia si era stabilita nel 2000 una comunità di 40-50 cittadini rumeni; a quel tempo l'allora IX Circoscrizione seppe risolvere la situazione coordinandosi con le strutture di volontariato, utilizzando il Centro di Ricovero per i senza fissa dimora e per l'emergenza freddo di via Assisi, e senza oltraggiare la dignità di chi non ha altra colpa se non quella di essere ridotto alla fame.

Ma nella primavera 2002 il numero di immigrati in Caffarella tornava a superare le 50 persone, che si erano insediate in ogni anfratto, cespuglio, grotta, scarpata, su terreni appena attrezzati a parco pubblico e in aree private; tuttavia il IX Municipio era restio a condurre sgomberi forzosi a causa dell'imminente applicazione della legge Bossi-Fini, che alcuni politici del IX Municipio giudicano in contrasto con il rispetto della dignità umana.

La cronica carenza di sorveglianza e l'assenza di interventi, se da un lato facevano nascere vari interventi di tipo sociale e sanitario da parte dell'associazionismo (cattolico e di sinistra), dall'altro lato esasperavano i cittadini dell'Appio Latino, che auspicavano un intervento di ordine pubblico.

Dopo l'estate 2002 la situazione diventava intollerabile: le condizioni al limite della sopravvivenza toglievano ogni scrupolo ad incendiare canneti, sradicare cartelli informativi, costruire baracche di fortuna dentro i boschetti, e abbandonare in mezzo ai cespugli centinaia di bottiglie ogni settimana; gli stessi immigrati, che per il freddo si rifugiavano sempre più all'interno delle grotte, rischiavano ogni notte di restare sepolti dal crollo delle volte; i cittadini del quartiere Appio Latino segnalavano una crescita degli episodi di microcriminalità. Tutto questo venne segnalato al Comune di Roma, e le varie Amministrazioni cominciarono ad attivarsi, come si legge in queste due comunicazioni:

COMUNE DI ROMA
L'assessore
alle politiche per la sicurezza
alla Polizia Municipale
all'Avvocatura

Preg.mo dott. Emilio del Mese
Prefetto di Roma
SEDE

Roma, 22 gennaio 2003

OGGETTO: Problematiche di sicurezza e degrado relative al Parco della Caffarella

Il Comitato per il Parco della Caffarella ha inviato all'Ufficio di Staff del Sindaco diverse segnalazioni con le quali ha espresso serie preoccupazioni circa le condizioni in cui versa il parco pubblico dopo appena due anni dalla sua inaugurazione.
In particolare, vengono evidenziate alcune criticità riguardanti, oltre a problemi legati all'iter espropriativo del terreno e dei monumenti del parco o a problemi di gestione dello stesso, l'aumento della microcriminalità nella zona a causa, soprattutto, della presenza di extracomunitari, alcuni dei quali dediti anche alla prostituzione, che si sono insediati in aree private sotto via Bitinia, in un grande canneto, e sotto l.go P. Tacchi Venturi, trovando alloggio in baracche o in altri rifugi fatiscenti.
A tale proposito, sono state recentemente organizzate due riunioni, rispettivamente in Campidoglio e presso la sede del IX Municipio, al fine di esaminare in maniera più approfondita la situazione lamentata e decidere, con la partecipazione di tutti gli uffici interessati, comunali e non, gli interventi all'uopo necessari.
Questo Assessorato ha, inoltre, provveduto, per la parte di propria competenza, ad attivare i Gruppi di P.M., localmente competenti, per intensificare i controlli nella zona, con l'obbligo di inviare rapporto mensile sulle operazioni effettuate.
Vista, però, la delicatezza e l'importanza delle problematiche esposte, ritengo opportuna l'adozione di misure più incisive e determinanti per una loro più rapida ed efficace soluzione.
Prego, pertanto, la S.V. di voler indire una riunione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica per discutere nello specifico gli argomenti appena descritti.
Certa del Suo interessamento al riguardo, Le porgo distinti saluti.

Liliana Ferraro

Ufficio territoriale del Governo di Roma
Area ordine e sicurezza pubblica

Al sig. Questore di Roma
Al sig. Presidente della Provincia di Roma
Al sig. Comandante Provinciale Carabinieri di Roma
Al sig. Comandante Provinciale Guardia di Finanza di Roma
e, p.c., al sig. Sindaco del Comune di Roma

Roma, 31 gennaio 2003

OGGETTO: Parco della Caffarella. Condizioni di sicurezza e degrado.

L'Assessore alle politiche per la sicurezza del Comune di Roma ha reso noto che il Comitato per il Parco della Caffarella, con diverse segnalazioni inviate all'Ufficio di Staff del Sindaco, ha espresso serie preoccupazioni circa le condizioni in cui versa il parco pubblico dopo appena due anni dalla sua inaugurazione.
In particolare, è stato evidenziato l'aumento del fenomeno della microcriminalità nella zona, determinato soprattutto della presenza di insediamenti abusivi di extracomunitari - alcuni dei quali dediti anche alla prostituzione - che alloggiano in baracche o in altri rifugi fatiscenti, sotto via Bitinia, in un grande canneto, e sotto l.go P. Tacchi Venturi.
Le problematiche sopra menzionate verranno esaminate in una prossima riunione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica.

Il Prefetto
(del Mese)

Da metà novembre 2002 la collaborazione tra Ente Parco, Fondazione Gerini e altri proprietari, IX e XI Gruppo dei VV.UU., Municipi e cooperative sociali del Comune di Roma riusciva a recuperare parzialmente la situazione. Le grotte erano sbarrate dai proprietari (Fondazione Gerini), e gli sgomberi delle aree pubbliche avvenivano finché possibile con la persuasione, fornendo ogni informazione sulle strutture di accoglienza della città. Alcuni hanno approfittato del Centro di via Assisi, molti si sono trasferiti accanto allo stabilimento dell'Acqua Egeria (al di là di via dell'Almone), altri si sono spostati in zone ancora più esterne.

baraccopoli di via dell'Almone
La baraccopoli di via dell'Almone prima della demolizione del novembre 2003

Gli insediamenti del 2003 e lo sgombero fallito

Nei mesi successivi qualcuno trova ospitalità in luoghi appartati con il consenso di alcuni abitanti della Caffarella, e con la fine dell'inverno gli insediamenti degli immigrati si moltiplicano nuovamente nella parte di Caffarella di proprietà privata.

Sotto via Macedonia e via Bitinia, area di prossima acquisizione da parte del Comune di Roma ma a tutt'oggi privata, si forma un nuovo campo di immigrati, e sotto un bellissimo boschetto si accampa un intero gruppo in "abitazioni" estremamente precarie (almeno secondo gli standard europei): tende e baracche sono costruite con materiali di risulta, e le persone vivono in mezzo ai loro stessi rifiuti. A primavera la baraccopoli dietro via dell'Almone si svuota, e gli immigrati si trasferiscono nei pressi e soprattutto allinterno del bosco di robinie di proprietà della Fondazione Gerini; proprio quel bosco di robinie che, nonostante l'ostruzione dell'ingresso sin dal 1988 da parte di una baracca di un cittadino italiano con disturbi mentali, fino al 2001 costituiva uno dei più interessanti esempi di biocenosi in Caffarella.

baraccopoli bosco robinie
La baracca in muratura all'ingresso del bosco robinie (è qui sin dal 1988 nonostante le molteplici segnalazioni, terreno di proprietà della Fondazione Gerini all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")

Qui nella primavera 2003 si insediano più di 50 persone appartenenti a famiglie rumene Rom di lingua moldava, con bambini, ragazzi e vecchi.

La presenza a via Arco di Travertino di una linea di minibus che collega Roma con la Romania per 110 EURO (200 EURO andata e ritorno) e la possibilità di restare in Italia fino a tre mesi con il semplice passaporto senza visto (la Romania è infatti uno dei paesi in lista di attesa per entrare nell'Unione Europea) sembrano aver facilitato una sorta di pendolarismo, che vede questi Rom tornare periodicamente a Roma per guadagnare qualche EURO con l'accattonaggio e la simulazione di invalidità.

baraccopoli bosco robinie
Il sentiero nel bosco robinie raggiunge la baraccopoli degli immigrati rumeni prima dello sgombero del 21 ottobre 2004

Altri immigrati rumeni, nordafricani, polacchi ecc. ecc. intanto costruiscono le loro baracche lungo il versante destro del fiume Almone. Altri ancora si nascondono nelle ultime grotte rimaste accessibili.

A tutti questi si aggiunge un cittadino greco con disturbi mentali (parla da solo e tira il martello addosso a chi lo disturba), che si insedia sotto largo P. Tacchi Venturi, in area pubblica, a pochi metri da percorso ginnico "Policrosalus".

Mentre la parrocchia del Santo Nome di Maria di via Centuripe "adotta" gli immigrati rifornendoli di tende, sacchi a pelo, vestiti, e allestendo per loro una distibuzione di pasti, l'Ente Parco riesce per due volte a fare accogliere il cittadino greco dai servizi sociali del IX Municipio e a demolire la sua baracca, ma ogni volta l'immigrato ritorna nello stesso posto e ricomincia a costruirsi il ricovero. Lo stesso Ente Parco in quello stesso periodo (era prima delle elezioni provinciali) coordina lo sgombero dell'insediamento sotto via Macedonia e via Bitinia seguendo le indicazioni della legge Bossi-Fini; il IX Gruppo dei VV.UU., il IX Municipio, il commissariato di via Botero e i servizi sociali comunali sono coinvolti nell'intervento, i cellulari sono prenotati per il trasporto al centro di transito di Ponte Galeria, l'A.M.A. è attivata per la bonifica del terreno, le strutture per l'identificazione degli immigrati regolari, rifugiati o in attesa di regolarizzazione, sono preavvisate, e gli aerei per il rimpatrio degli immigrati soggetti ad espulsione sono pronti a partire; tuttavia dall'interno del IX Municipio l'informazione raggiunge i Centri Sociali i quali, alleatisi con alcuni gruppi del volontariato cattolico, picchettano la zona di via Macedonia, e impediscono lo sgombero nel giorno previsto, come segno di solidarietà nei confronti degli immigrati e di disobbedienza verso le leggi sull'immigrazione approvate dal Parlamento.

Ecco un documento trovato in rete che fa riferimento a quell'evento:

Roma. No alla legge Bossi-Fini: mobilitazione in difesa degli immigrati al parco della Caffarella

15.05.03. - Roma. Comunicato:

Domani mattina alle 6:00 è previsto uno sgombero dei migranti accampati con mezzi di fortuna nel Parco della Caffarella, molto probabilmente in zona Vaccareccia. E' necessario organizzare un presidio di interposizione nonviolenta il più numeroso possibile in modo da assicurare che l'intervento congiunto della Polizia di Stato e dei Carabinieri avvenga nel rispetto dei diritti delle persone e non sfoci in atti di aggressione e violenza.

Facciamo perciò appello a tutte e tutti affinché ci si incontri a largo Tacchi Venturi (via Latina) alle 5:00 di domani venerdì 16 maggio. Portate macchine fotografiche e videocamere ed invitate gli organi di informazione con cui siete contatti. Questa situazione è da quasi un anno a conoscenza sia del Comune sia del IX Municipio e ripetutamente la Rete per i Diritti ha chiesto ad entrambi di intervenire con misure concrete allo scopo di evitare che si determinasse questa situazione.

Chiediamo pertanto che il Comune e il IX Municipio intervengano presso il prefetto e le autorità di pubblica sicurezza e si attivino subito con misure concrete per far in modo che il problema dei migranti all'interno della Caffarella (come altrove) sia affrontato per ciò che è: un problema di natura sociale e non una questione di ordine pubblico.

RETE PER I DIRITTI DI CITTADINANZA DEL IX MUNICIPIO

Nei mesi successivi l'unico intervento è stato eseguito nella ex baraccopoli di via dell'Almone il 14 ottobre 2003, quando i Vigili Urbani del N.A.E. (nucleo adolescenti ed emarginati) dell'XI Municipio con la collaborazione del Servizio Guardiaparco dell'Appia Antica hanno trasferito due madri rumene con i loro bambini al centro di accoglienza di via Assisi. . Il mese successivo la baraccopoli ormai disabitata di via dell'Almone è stata rasa al suolo dai proprietari.

La baraccopoli del bosco di robinie

In pieno inverno 2004 contiamo venti-venticinque baracche nascoste dentro le buche del pianoro sopra il fiume Almone e il bosco di robinie.

Dove fino a tre anni fa viveva una coppia di volpi ora c'è un enorme cumulo di immondizie accumulate da una comunità di più di 50 persone.

baraccopoli bosco robinie - monnezza
Uno sprofondamento nel bosco robinie un tempo abitato da una coppia di volpi ora è riempito dai rifiuti degli immigrati (terreno di proprietà della Fondazione Gerini all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")

Un'altra decina di immigrati si è stabilita al centro della Caffarella, lungo le sponde della marrana della Caffarella non lontano dalla Vaccareccia.

La comunità di circa 40 immigrati sotto via Bitinia vive in una situazione di estremo degrado, con i ratti che scorrazzano in mezzo alle tende, ed escrementi umani sparsi ovunque; quegli stessi cani che fino a ieri erano la principale causa di lagnanze da parte degli amanti della corsa campestre e dei genitori con bambini ora sono allontanati dai loro padroni per evitare che lecchino e annusino tanto schifo; nello stesso tempo, la mancanza di spazi verdi costringe bambini e ragazzi con i nonni provenienti dal quartiere limitrofo a giocare a pallone o correre a ridosso di quelle discariche.

A via dell'Almone il Servizio Guardiaparco ha scoperto un baraccone che ospitava più di 35 immigrati Rom rumeni di lingua moldava, tra i quali 18 minori.

Costruzione di via dell'Almone
La costruzione di via (terreno di proprietà privata all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio")

Nonostante le apparenze, le varie Amministrazioni Pubbliche sono perfettamente al corrente della situazione della Caffarella; il Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza si è occupato più volte del problema; l'Assessore alle politiche dell'intercultura e ai rapporti con la comunità Rom dell'XI Municipio Gianluca Peciola ha partecipato ad una visita guidata organizzata dal Comitato per il Parco della Caffarella che è passata proprio all'interno del bosco di robinie; la Vicepresidente del IX Municipio Teresa Andreoli ha discusso il problema durante il convegno sul patrimonio archeologico e monumentale nel Parco regionale dell'Appia Antica che si è svolto il 7 novembre 2003; il servizio Guardiaparco dell'Ente Parco regionale dell'Appia Antica ogni mese censisce gli insediamenti della Caffarella contandoli uno per uno; la III Commissione Consiliare Permanente "Ambiente" del Comune di Roma si è riunita su questo argomento mercoledì 4 febbraio 2004, coinvolgendo il IX Municipio, l'Ente Parco, l'Ufficio Decoro Urbano, gli Assessori alle politiche ambientali (Dario Esposito), alle politiche sociali (Raffaella Milano) e alle politiche della sicurezza (Liliana Ferraro); l'Assessore alle politiche sociali della Provincia di Roma Claudio Cecchini ha lodato la nostra proposta di organizzare, in occasione della Festa dell'Aria del 21 marzo 2004, un incontro pubblico in cui si potessero confrontare Istituzioni e associazioni che si occupano di garantire la tutela della persona con Istituzioni e associazioni che si occupano di garantire la tutela dell'ambiente (l'incontro è stato però annullato perchè l'Assessore alla cultura del IX Municipio Susana Fantino lo ha giudicato non in tema con la manifestazione del 21 marzo).

mappa delle baracche
Mappa delle baracche in Caffarella

All'inizio dell'autunno 2004 l'Ente Parco riesce a risolvere una delle situazioni più drammatiche. Il 21 ottobre 2004 gli immigrati del boschetto delle robinie, a seguito dell'opera di mediazione svolta dal personale del Parco, si trasferiscono altrove guidati dalla Stazione di Polizia di Tor Carbone e dal Comando dei Carabinieri di San Sebastiano; grazie ad un accordo con la Fondazione Gerini, proprietaria del terreno, l'accampamento ormai abbandonato viene finalmente smantellato.

La vicenda del cittadino greco

All'inizio del 2004 il cittadino greco completava indisturbato la baracca sotto largo P. Tacchi Venturi, aggiungendo una recinzione fatiscente e un angolo per il barbecue.

baracca del cittadino greco
La baracca del cittadino greco sotto l.go P. Tacchi Venturi nel febbraio 2003

La nostra associazione ha allora deciso di sottoporre ai Consiglieri del IX Municipio il problema dell'inspiegabile inerzia dello stesso Municipio nell'affrontare il problema di un singolo cittadino in stato di disagio mentale che si costruisce la baracca su un terreno di proprietà del Comune di Roma all'interno del Parco regionale dell'Appia Antica in area vincolata ai sensi della parte terza del "Codice dei beni culturali e del paesaggio".

Dopo ripetute sollecitazioni l'incontro si è svolto il 2 novembre 2004, ma la reazione di alcuni consiglieri è stata abbastanza inaspettata. Ecco come si è svolto l'incontro:

L'impegno della III e IV Commissione del IX Municipio sugli insediamenti nelle aree pubbliche in Caffarella, il curioso punto di vista dei consiglieri Merenda (D.S.) e Caretti (Rif. Com.)

Martedì 2 novembre 2004 le Commissioni III (Urbanistica) e IV (Servizi Sociali), presiedute rispettivamente da Domenico Di Luca (D.S.) e Stefania Spirito (Margherita), in seduta congiunta, hanno ascoltato il Comitato per il Parco della Caffarella sulla questione del cittadino greco che si è costruito una baracca sotto l.go P. Tacchi Venturi.
I rappresentanti del Comitato hanno prima di tutto spiegato che la richiesta di audizione è la conseguenza della totale assenza di risposte e di interventi da parte della Presidenza e della Direzione del IX Municipio, alle quali sono state inviate già decine di segnalazioni; hanno quindi illustrato la questione: un cittadino comunitario in stato di disagio mentale e con comportamento aggressivo si è costruito una baracca sotto via Latina, in pieno parco pubblico attrezzato, apparentemente indisturbato; ultimamente bande di adolescenti stanno tempestando la baracca di petardi, con il rischio sia dell'incendio della baracca, sia di uno scontro tra il cittadino e i ragazzini; infine è stata segnalata la presenza di un cittadino rumeno violento che ha occupato un'area sempre di parco pubblico accanto a via C. De Bildt: a quest'ultimo è stata abbattuta la baracca una settimana fa, ma questo non lo ha dissuaso dall'abbandonare l'insediamento.

Qui di seguito ci sono gli interventi dei partecipanti di cui abbiamo preso gli appunti.
La dott.ssa Spaziani, del IX Gruppo della P.M., ha relazionato sull'attività svolta dal Nucleo Assistenza Emarginati: il problema è complesso, da un lato per la necessità di trovare soluzioni alloggiative per queste persone (comunque esistono le soluzioni del Ponte Casilino e di via Assisi), e dall'altro perché in qualche caso l'immigrato rifiuta l'alloggio offerto, infatti gli assistenti sociali non ricoverano chi non vuole essere accolto. La questione della baracca del cittadino greco non va affrontata dal punto di vista urbanistico. In Caffarella ci sono già stati interventi, e quindi è sbagliato focalizzare l'attenzione sul cittadino greco laddove esiste un problema di decine di immigrati in tutta la Caffarella; il problema è stato quindi posto all'attenzione del Questore, ma richiede anche un discorso politico. In ogni caso il cittadino greco ha un comportamento violento, e quindi né il N.A.E. né gli assistenti sociali sono in grado di intervenire. Infine, per quel che riguarda gli immigrati rumeni sotto via C. De Bildt, il N.A.E. in collaborazione con il Commissariato di P.S. sono diverse volte intervenuti, anche con la fotosegnalazione, ma anche questo non è stato risolutivo.
Stefania Spirito (Margherita), Presidente della IV Commissione, ha ricordato che è indispensabile ottenere l'intervento dell'Ente Parco, e che non ci dobbiamo accanire contro un cittadino: piuttosto cercheremo di venire incontro al suo stato di disagio coordinando l'intervento del Centro Igiene Mentale, del Dipartimento Salute Mentale e del Centro Operativo Sociale. Inoltre utilizzeremo il servizio dei mediatori culturali per superare la difficoltà della lingua.
L'arch. Fera (A.N.) ha sollecitato il Municipio a un intervento serio per aiutare un cittadino in stato di disagio, senza limitarsi ad andarci a parlare.
L'arch. Martin (cittadino esperto designato dalla Margherita) ha ricordato l'esperienza di Central Park a New York, dove la recinzione e la chiusura dell'area durante la notte ha trasformato il parco in un'area trascurata dalle Istituzioni e pericolosa.
Roberto Fedeli (capogruppo A.N.) ha sollevato la questione del Centro Emergenza Freddo di via Assisi, che dopo tutti i soldi pubblici spesi per farne un centro di accoglienza adatto ad accogliere 200-250 persone, rimane chiuso tranne che per un mese sotto Natale.
Luca Traditi (capogruppo D.S.) ha affermato che occorre rivedere la struttura di via Assisi, perché attualmente i finanziamenti bastano solo per garantire il funzionamento nel periodo invernale. Ha quindi aggiunto che qualunque sia la volontà del cittadino greco di accogliere l'offerta alloggiativa del Municipio, la baracca va in ogni caso abbattuta.
Domenico Di Luca (D.S.), Presidente della III Commissione, ha confermato l'impegno della Commissione a ottenere dalle strutture tecniche del Municipio l'abbattimento della baracca nel momento in cui il cittadino fosse accompagnato in un alloggio alternativo, e a sollecitare il IX Gruppo di P.M. a sorvegliare con assiduità la parte di Caffarella sotto via C. De Bildt per dissuadere gli immigrati rumeni dal ricostruirsi gli alloggi.

Gli interventi che nel Comitato hanno generato la maggiore perplessità sono venuti dal consigliere Rosario Merenda (D.S.) e Fulvio Caretti (capogruppo Rifondazione Comunista).
Il consigliere Merenda ha ricordato innanzitutto la sua esperienza di immigrato calabrese a Milano che si è trovato di fronte ad un ambiente ostile con forme di antimeridionalismo. Ha affermato che gli occorreva molta pazienza per stare a sentire certi cittadini che si dicono "per bene", aggiungendo che siamo tutti Italiani e quindi è come se fossimo tutti figli di una stessa mamma. Infine ha concluso dicendo che le persone di cui parliamo sono disperate e non vanno ghettizzate.
Il capogruppo di Rifondazione Comunista Fulvio Caretti ha iniziato ammettendo di sentirsi in difficoltà a dover partecipare a una seduta congiunta di due commissioni, con circa 20 persone, per discutere del problema di una singola persona che ha una baracca sotto Tacchi Venturi: neanche si trattasse di Osama Bin Laden! Ha quindi proseguito affermando che

  • «Se pensiamo che mandandolo via abbiamo risolto il problema del Parco avremo invece risolto il problema di chi ci abita davanti.»
  • «E' meglio il contatto umano che il ricovero coatto!»
  • «I barboni sono sempre esistiti, ma la soluzione non è ammazzare il Greco: se stava sotto casa mia voi (del Comitato n.d.r.) questa preoccupazione non l'avreste avuta!»
  • «I problemi del sociale vanno visti in un'ottica diversa: a questo non solo non si da un aiuto, ma gli si tirano addirittura contro i petardi!»
Dopo aver chiarito che non è stato il Comitato per il Parco della Caffarella a tirare i petardi al Greco, bensì degli adolescenti del quartiere, il capogruppo di Rifondazione Comunista Fulvio Caretti ha precisato:
  • «Voi (del Comitato n.d.r.) se voleste fare un discorso sociale, anziché venire da noi dovreste andare a parlare con i genitori che tirano i sassi al Greco.»
Alla richiesta di quale fosse quindi la proposta del consigliere Caretti, la risposta è stata:
  • «Bisogna aiutarlo ad integrarsi, e voi dovreste andarci a parlare.»

La singolare reazione del capogruppo di Rifondazione Comunista ha sicuramente messo in luce l'inadeguatezza della maggioranza che governa il IX Municipio di fronte al problema. Eppure l'intervento è stato evidentemente profetico, visto che il Comitato per il Parco della Caffarella si è preso carico anche dell'aspetto sociale del problema, e il 5 gennaio 2005 è entrato in contatto con la famiglia del cittadino greco, che era alla ricerca del congiunto da ben 4 anni e mezzo!

La vicenda si è così conclusa nel modo migliore: la settimana successiva il cittadino è tornato a casa insieme ai suoi famigliari, e il Servizio Guardiaparco ha subito provveduto a demolire la baracca.

Quali prospettive

Se il problema degli insediamenti di immigrati in Caffarella appare così difficile da risolvere significa che, oltre alla cronica inefficienza delle amministrazioni locali, esistono anche delle questioni di fondo che impediscono una soluzione semplice.

La prima questione è la presenza di minori e anziani, ai quali non si può demolire l'alloggio senza offrire almeno temporaneamente il pernottamento nei centri di accoglienza.

La seconda questione è che le Amministrazioni Pubbliche non possono investire risorse pubbliche per il risanamento delle proprietà private occupate dagli immigrati; dal canto loro i vari proprietari tollerano gli insediamenti, non avendo interesse a spendere denaro per il risanamento di terreni che, benché di grande rilevanza naturalistica o storica, dal punto di vista economico sono improduttivi.

Una terza questione è che i proprietari hanno manifestato l'intenzione di recintare le loro proprietà impedendo l'accesso a chiunque, qualora fossero costretti dalle Amministrazioni Pubbliche a intervenire a loro spese: la prospettiva è raccapricciante, se consideriamo che le aree pubbliche sono solo una piccola parte di quelle oggi frequentate dai cittadini dei quartieri limitrofi, poi che il confine che separa le aree pubbliche dalle aree private è una linea zigzagante che segue le particelle catastali, senza riguardo né per la storia né per la natura, e infine che incombe sulla Caffarella l'annullamento del Piano di Utilizzazione del Comune di Roma (che prevedeva 330 ettari di parco pubblico) per colpa del Piano del Parco adottato dall'Ente Parco (che per i terreni privati della Caffarella cancella quella destinazione a verde pubblico che per 40 anni ha contribuito a proteggere le aree da speculazioni varie), in attesa di approvazione da parte della Regione Lazio.

L'atteggiamento contraddittorio delle amministrazioni locali, la latitanza dello Stato, le distribuzioni di cibo e materiale da parte di alcune parrocchie del quartiere, il sostegno dei Centri Sociali e del volontariato cattolico che credono di promuovere una campagna efficace contro la legge Bossi-Fini, e la stessa cautela degli immigrati, che si sono insediati solo nei terreni privati e evitano di farsi coinvolgere in episodi di illegalità, sembrano tutti fattori di incoraggiamento, che però hanno come deprecabile conseguenza il degrado di uno straordinario parco archeologico, e nello stesso tempo il ritorno a quelle situazioni di periferia abbandonata che molti di noi ricordano fin troppo bene.

La promozione del progresso sociale, la ricerca di condizioni dignitose di vita e di lavoro, la tutela della salute e dell'igiene dovrebbero essere linee guida per qualunque politica che riconosca in ciascun essere umano una persona soggetto di diritti. E invece per gli immigrati, ignorati dal Comune e dai Municipi IX e XI, criminalizzati da certi politici, adottati dalla parrocchia, tollerati dai vari proprietari dei terreni, scelti dai Centri Sociali e dal volontariato cattolico per le loro campagne, malvisti dai cittadini del quartiere Appio Latino, impauriti dalla Polizia, ostacolati dalla legge, e loro stessi diffidenti gli uni degli altri, si prospetta un destino di insicurezza e marginalità: se fra qualche giorno leggeremo sul giornale che in Caffarella un bambino è morto per una intossicazione o nell'incendio della sua baracca, oppure che una famiglia è stata colpita da un focolaio di salmonellosi, nessuno di noi dovrebbe stupirsi.


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