Scheda

Un suggerimento didattico



Il successo di Roma è legato anche ad una serie di ragioni geografiche che consentirono l'insediamento stabile della popolazione; esse sono tutte riscontrabili ancor oggi nella Caffarella. Esaminiamole una alla volta e confrontiamole con la nostra valle.

La valle della Caffarella

La valle della Caffarella si presenta, in scala ridotta, simile a come doveva apparire l'area della futura città di Roma, cioè prima dell'insediamento dell'uomo. Allora c'era una grande pianura (quella del Tevere), dominata da rilievi tufacei (i cosiddetti colli); separati fra loro da valli secondarie prodotte dall'erosione di affluenti del Tevere. La valle principale della Caffarella è quella del fiume Almone che con i suoi depositi ha prodotto una pianura alluvionale.

Anche in questo caso i rilievi sono in tufo, incisi da tributari dell'Almone.

Il fiume e la pianura alluvionale

Anche se nei periodi autunnali produceva sia periodiche inondazioni che aree paludose e quindi malariche, il fiume (che per Roma era il Tevere, ma per la Caffarella era l'Almone) rappresentava un grosso richiamo per le popolazioni indigene, in quanto forniva terreni per l'agricoltura e la pastorizia in un'Italia centrale prevalentemente montuosa.

La morfologia collinare

La presenza dei rilievi, cioè strutture ben difendibili che permettevano il controllo del fiume e della pianura, fu senz'altro un elemento di richiamo ed in seguito di successo in quanto consentiva il controllo del commercio. Il sale, un prodotto allora indispensabile per la conservazione dei cibi, veniva trasportato sul fiume dalle saline della costa e, sotto il Campidoglio, scambiato con i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento.

Le sorgenti

Nel 97 d.C. Frontino, il responsabile imperiale delle acque, scriveva: "Nei 441 anni che seguirono la fondazione di Roma, i Romani si accontentarono di utilizzare le acque del Tevere, dei pozzi e delle sorgenti". A Roma infatti le sorgenti, sacralizzate come ogni manifestazione della natura, erano abbondantissime; nella valle della Caffarella ne abbiamo censite 15 ed almeno altrettante sono state interrate dall'uomo.

Le vie naturali di comunicazione

Per millenni la transumanza fra monte e valle ha significato lo scambio commerciale fra le popolazioni appenniniche e quelle della sottostante pianura e della costa. A questo riguardo Roma fu favorita nel commercio oltre che dalla grande valle del Tevere e dell'Aniene anche dalla più importante via di comunicazione per il Sud: la valle dei fiumi Sacco, Liri e Garigliano, utilizzata fin dal Paleolitico. E' questa la cosiddetta valle latina, su cui verrà costruita una delle due strade che costeggiano la Caffarella.

I materiali da costruzione

Fin dall'VIII sec. a.C. la situazione abitativa dei Romani era quella di piccoli agglomerati di capanne in legno, costruite tagliando gli alberi più resistenti (probabilmente le querce); questi alberi erano molto diffusi prima dell'urbanizzazione sia lungo i versanti collinari (farnia, cerro e roverella) che sulla sommità (lecci).

La Caffarella presenta ancora queste essenze arboree; per di più i tre lecci residui sono ciò che resta di un bosco sacro ai Romani: l'unico esempio ancora rimasto di bosco sacro.

Dal VII sec. a.C. si cominciò ad usare il tufo quale materiale da costruzione. Cavare il tufo dai colli stessi dove si costruirono le prime abitazioni fu una pratica che proseguì per secoli, fino a che l'ampliarsi della città impose il prelievo del materiale fuori dal centro abitato: quindi anche in Caffarella.

L'uso del tufo quale materiale da costruzione sembra sia da addebitarsi all'incontro tra i nativi e la più evoluta civiltà etrusca. Sempre a questo incontro si deve far risalire la fondazione della città quale centro commerciale stabile.

Il tufo cavato in Caffarella fin dall'epoca dei Romani è il cosiddetto tufo litoide lionato (III colata piroclastica del Vulcano Laziale). Esso possiede ottime qualità edilizie in quanto è tenero durante l'estrazione, mentre all'aria indurisce conferendo un buon isolamento degli ambienti.

Già i Romani mettevano in opera il tufo utilizzando quale legante idraulico la calce, mista alla pozzolana e all'acqua. Anche la pozzolana è stata da sempre cavata in Caffarella; essa è presente alla base delle colline (pozzolane rosse) e corrisponde alla II colata piroclastica del Vulcano Laziale.

Il tufo nell'architettura romana

Il tufo, materiale vulcanico abbondantissimo sia dentro Roma che nei dintorni, cominciò ad essere usato sin dal VII sec. a.C., forse in seguito all'incontro tra i primi Romani e la più evoluta civiltà etrusca; esso possiede infatti ottime qualità edilizie in quanto è tenero durante l'estrazione, mentre all'aria indurisce conferendo un buon isolamento degli ambienti.

Cavare il tufo dai colli stessi dove si costruirono le prime abitazioni fu una pratica che proseguì per secoli, fino a che l'ampliarsi della città impose il prelievo del materiale fuori dal centro abitato. Tra i primi tufi ad essere introdotti in città ci furono il peperino, impiegato sin dal IV-III sec. a.C., e il tufo di Grotta Oscura, utilizzato a partire dalla conquista della città di Veio (396 a.C.).

Nel 144 a.C., proprio in occasione della costruzione dell'acquedotto Marcio, venne introdotto in architettura il tufo rosso dell'Aniene, che a poco a poco sostituì il tufo di Grotta Oscura; il successo di questo materiale si spiega non tanto per le sue qualità (abbastanza modeste), quanto per la facilità di trasporto per mezzo dello stesso fiume Aniene.


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A cura di Mario Leigheb:

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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA 17 maggio 1996