Didattica nell'Appia Antica


IV unità didattica

La preparazione dell'unità didattica

Ogni metro quadrato della Caffarella, sia esso vicino ad una strada o in piena campagna, nel fondovalle o su una collina, industriale o contadino, contiene qualche traccia dell'attività umana del passato. Già confini, funzioni e carattere della valle sono una ovvia testimonianza del passato; monumenti, rovine e casali agricoli sono abbondanti e immediatamente visibili, eppure la maggior parte è nascosta, e necessita di tecniche di ricerca, ricognizione e scavo da effettuare sul campo.

Una parte preminente del lavoro didattico è quindi lo studio dell'azione dell'uomo sugli ambienti naturali del Parco, come ciò influenzi il carattere del luogo, e come l'ambiente naturale influenzi a sua volta il comportamento umano.

I fase (in classe)

Nello studio degli ambienti, e dell'interazione tra ambienti e attività umane, gli alunni dovrebbero essere incoraggiati a porre domande.

Un insieme di domande-chiave attentamente strutturate come punto di partenza permetterà agli alunni di porre le proprie domande a proposito del particolare ambiente analizzato. Eccone alcune:

Esistono molte differenti professionalità coinvolte nella cura e nella divulgazione al pubblico dei luoghi storico archeologici e dei parchi naturali. I ragazzi potrebbero redigere una lista dei differenti generi di lavoro, e cercare quale patrimonio di conoscenze o quali titoli personali o accademici sono necessari per intraprenderli.

La visita (II fase)

Un problema legato all'interazione tra ambiente e attività umane è quello del deterioramento dei beni causato dai visitatori. Limitazioni all'accesso in molti siti archeologici sono necessarie già per l'erosione del terreno o dei pavimenti prodotta dal semplice calpestio dei turisti; il disturbo provocato dalla sola presenza degli esseri umani su numerose specie animali porta spesso alla creazione di riserve integrali in molti parchi naturali.

Al momento dell'analisi delle varie zone del Parco, i ragazzi potranno esaminare e catalogare anche le diverse erosioni prodotte dal calpestio, dalle biciclette o da mezzi a motore, nonché le altre cause di degrado incontrate. L'analisi dovrà concludersi con i suggerimenti per la migliore salvaguardia del bene protetto.

Per approfondire il tema dell'impatto della presenza umana sul Parco, i ragazzi possono predisporre dei test che misurino, ad esempio, quanto calpestio, logorio o struscio riesce a sopportare un metro quadro di prato, di terreno o di pavimento prima di mostrare segni di erosione. Alla fine, tenendo sotto osservazione una zolla consumata di prato nel giardino scolastico, i ragazzi saranno in grado di stimare il numero di piedi che calpestano i vari solchi di cui la Caffarella è piena. Eventualmente si potrà consumare di proposito una zolla di prato e registrare cosa è necessario per farlo.

La III fase (in classe)

Per concludere questa unità didattica e l'intero programma didattico, potrebbe essere una buona idea proporre ai ragazzi un po' di educazione civica. Le leggi che tutelano la Caffarella sono molteplici e severissime, eppure le violazioni urbanistiche, ambientali e di pubblica sicurezza sono all'ordine del giorno; questo per il grave diffuso disinteresse di noi cittadini.

Quando però le persone consapevoli segnalano il degrado, inviano esposti, scrivono ai giornali, allora la Pubblica Amministrazione si sveglia e interviene. Ricorderemo allora che è nostro dovere difendere il parco, sia pure nei limiti concessi al comune cittadino, e spiegheremo in che consistono e come si redigono un esposto, una diffida, una denuncia ecc., magari scegliendo uno dei tanti esempi di degrado per intraprendere una azione concreta di difesa ambientale. Vediamo come.

  1. Le deturpazioni dell'ambiente in generale
    Più di 30 anni fa due decreti ministeriali (D.M.Pubbl.Istr. 14 dicembre 1953 e 19 ottobre 1954) applicarono a tutto il comprensorio dell'Appia Antica il "vincolo paesistico", cioè posero tale territorio sotto la speciale protezione della legge n. 1497 del 1 giugno 1939 "Protezione delle bellezze naturali".
    In base all'art. 7 della legge, per costruire o modificare in qualsiasi modo l'aspetto del luogo è necessaria una speciale autorizzazione preventiva, che nel caso nostro è data dal Comune di Roma (per le opere più importanti dall'Assessorato all'Urbanistica della Regione Lazio); in assenza dell'autorizzazione qualsiasi modifica dell'aspetto del luogo è illegittima, per cui, se ci imbattiamo in una attività che può alterare il paesaggio, agiamo così: inviamo al Sindaco un esposto nel quale, segnalato il fatto, chiederemo l'immediato sopralluogo e la sospensione dei lavori e, se l'opera risultasse abusiva, l'avvio del procedimento amministrativo per ottenere la demolizione e/o la remissione in pristino; inviamo inoltre al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale una denuncia chiedendo di verificare se è in corso una violazione dell'art. 734 c.p. e, in caso affermativo, di disporre il sequestro delle opere e di avviare un procedimento penale per ottenere l'identificazione e l'incriminazione del responsabile, la demolizione delle opere illecite e/o la remissione in pristino.
    Per quanto riguarda il procedimento amministrativo, in caso di urgenza potremo rivolgerci direttamente ai VV. UU., e per evitare che il procedimento si impantani, invieremo una copia del nostro esposto anche all'Assessore all'Urbanistica della Regione (che può sostituirsi al Sindaco) e al Soprintendente ai Beni Ambientali e Architettonici (che può sostituirsi all'Assessore all'Urbanistica).
    Per quanto riguarda il procedimento penale, in caso di urgenza potremo rivolgerci direttamente ai Carabinieri, alla Polizia o a un qualsiasi ufficiale o agente di Polizia Giudiziaria (come anche agli stessi VV. UU.),
    Questa procedura può essere applicata anche fuori del Parco dell'Appia Antica; infatti tutte le aree di notevole bellezza per gli ambienti e per il paesaggio, le montagne, i fiumi ecc. sono "vincolate" automaticamente grazie alla legge n. 431/85.
  2. L'abusivismo edilizio
    Una villa sull'Appia Antica ha un valore immenso, e ogni tanto qualche furbacchione prova a costruirsene una in barba alla legge; la legge infatti richiede, oltre all'autorizzazione preventiva vista sopra, anche la "concessione urbanistico-edilizia" rilasciata dal Comune; chi costruisce una casa o una strada senza rispettare o addirittura avere la concessione commette un reato previsto dall'art. 20 della legge n. 47 del 1985.
    Se ci imbattiamo allora in un edificio che sospettiamo abusivo (per sapere se un'opera è autorizzata basta vedere se è esposto il cartello con i dati dei lavori), inviamo una segnalazione sia al Sindaco (per quanto riguarda l'illecito amministrativo) sia al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale (per quanto riguarda il reato), chiedendo l'immediato sopralluogo, il sequestro delle eventuali opere abusive, e la demolizione a carico dei rresponsabili ai sensi degli artt. 4, 7 e 9 della legge n. 47 del 1985.
  3. La discarica di rifiuti
    Chi scarica rifiuti fuori delle aree autorizzate viola l'art. 14 del Decreto legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, nonché l'art. 2 del Regolamento di Igiene e l'art. 2 del Regolamento di Polizia Urbana del Comune di Roma; inoltre l'art. 1 del Regolamento di Igiene e l'art. 47 del Regolamento di Polizia Urbana obbligano i proprietari dei terreni a mantenerli scrupolosamente puliti. Pertanto, se troviamo il Parco dell'Appia Antica pieno di rifiuti o vediamo qualcuno che sta scaricando, chiamiamo i VV.UU. o i Carabinieri i quali, oltre a multare lo scaricatore, potranno obbligare quest'ultimo (o altrimenti il proprietario del terreno) a ripulire.
  4. Gli orti abusivi
    Gli orti abusivi occupano tante aree che fino a poco tempo fa erano libere e a disposizione dei cittadini; senza controllo, assieme agli orti si moltiplicano baracche, mucchi di rifiuti, distruzioni dei boschetti, aperture di piste, recinzioni fatte di reti di materassi, lamiera, plastica ecc. Per contrastare questa espansione del degrado ci possiamo rivolgere a tutte le autorità già dette ognuna per la propria competenza; chiederemo al solito il sopralluogo, il sequestro e lo sgombero delle opere abusive.
  5. Le fungaie
    Anche le fungaie, di per sé inoffensive, stanno degradando l'ambiente per ciò che si portano dietro: strade, distruzioni di boschi, enormi cumuli di materiale in fermentazione che inquina la falda acquifera, sterri, buche ecc. Perciò l'azione di denuncia si svolgerà sulla traccia dei paragrafi precedenti aggiungendo al richiesta di accertare sia l'esistenza della speciale autorizzazione a produrre funghi (art. 267 del Regolamento di Igiene del Comune di Roma), sia l'idoneità del luogo a accogliere cumuli di rifiuti in fermentazione (art. 6 del Regolamento di Igiene del Comune di Roma).
  6. La circolazione di veicoli fuoristrada
    Nelle aree vincolate (e come abbiamo visto tutto il Parco dell'Appia Antica lo è) esiste anche il divieto di circolazione di veicoli fuoristrada, con l'eccezione dei mezzi istituzionali, degli Enti di ricerca, degli organi di Polizia, dei proprietari che si recano nella propria casa e dei mezzi agricoli. Eppure il Parco è un intreccio di strade, piste, solchi prodotti dagli amanti di moto e autocross, che in questo modo distruggono la vegetazione, disturbano gli animali e rovinano il paesaggio.
    Chiederemo quindi al Presidente della Regione Lazio di intervenire, per violazione dell'art. 1 della legge regionale 30 marzo 1987 n. 29.

Se queste disposizioni di tutela non bastassero, con la legge regionale 10 novembre 1988 n. 66 la Regione Lazio ha istituito il Parco regionale dell'Appia Antica, e l'art. 16 ha posto una serie di ulteriori vincoli protettivi che possiamo usare per difendere il nostro parco: divieto di esecuzione di opere edilizie, manufatti di qualsiasi genere e apertura di nuove strade; divieto di abbandono sul terreno o nelle acque di oggetti o rifiuti di qualsiasi genere; divieto di raccolta o danneggiamento di specie vegetali ed esecuzione di tagli di piante, salvo per le zone mantenute a destinazione agricola ed entro i limiti di tale destinazione; divieto di caccia, pesca, cattura o molestia di animali, porto di armi o attrezzature di qualsiasi genere per la caccia e per la pesca.

Come si vede le autorità hanno tutti gli strumenti per tutelare efficacemente il parco; purtroppo questa tutela è spesso esercitata (se è esercitata) solo in seguito alle segnalazioni di noi cittadini: sta a noi scegliere se pungolare o meno chi ha il dovere di intervenire. Ecco quindi alcune indicazioni per rivolgerci alle autorità:


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A cura di Mario Leigheb:

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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA 15 aprile 1998