Il primo tratto della via Appia Antica

  1. Il primo miglio
  2. Il Tempio di Marte

Il primo miglio

La via Appia esce oggi dalle Mura Aureliane, scende rapidamente nella valle dell'Almone e quindi sale lentamente verso i Colli Albani, sovrapponendosi ad un tracciato più antico, utilizzato per la transumanza e celebre per eventi memorabili (il combattimento tra gli Orazi e i Curiazi). Tuttavia, se avessimo iniziato il percorso in età repubblicana o imperiale, saremmo partiti da porta Capena, che era la porta nel recinto delle Mura Repubblicane del IV sec. a.C., e avremmo percorso la strada che oggi porta il nome di via delle Terme di Caracalla. Nell'antichità questo era il tratto iniziale sia della via Latina che della via Appia Antica.

Approfondisci:
l'origine, la storia e il percorso della via Appia

Ci troviamo al limite sud di quello che era il Pomerio in età regia: verso nord vediamo la massa tufacea e le sostruzioni del colle Palatino. Si ammirano i laterizi dei palazzi imperiali, sorti sul colle della fondazione a partire dall'imperatore Augusto; i suoi successori continuarono a dimorarvi per secoli tanto che il Palatium, l'antico nome dell'altura del Palatino che vediamo da questo punto (le altre due erano il Cermalus e la Velia), diventò sinonimo di "grande costruzione" e residenza dei potenti (e poi sinonimo degli stessi "potenti"), tanto che si è tramandato fino ai giorni nostri in varie lingue nella parola Palace, Palais o nella nostra Palazzo.

Ai piedi del Palatino, proprio sul versante che si mostra alla piazza, manca un elemento architettonico notevole che abbelliva, o meglio, riempiva di ammirazione il pellegrino che giungeva nell'Urbe proprio dalla via Appia (o anche dalla via Latina). Si tratta del Septizodium, enorme ninfeo a facciata fatto costruire dall'imperatore Settimio Severo. Ma la funzione principale doveva essere proprio quella di quinta scenica per chi la osservasse da sud-est. Purtroppo la costruzione è andata perduta (eufemismo per dire che fu demolita) nel XVI secolo perché Sisto V volle utilizzarne i materiali per costruire la basilica di S. Maria Maggiore ed il Palazzo della Cancelleria.

Alla sinistra del Palatino si apre la vallata del Circo Massimo, la Vallis Murcia, chiusa ancora più a sinistra dal colle Aventino. Dall'altra parte del viale che prende il nome da questo colle, la bianca massicciata del Palazzo (ancora un merito del Palatium) della F.A.O., una volta Ministero dell'Africa Italiana. Ad adornare il lato che guarda il punto dove ci troviamo, fino al 2004 sorgeva l'obelisco di Axum, preda dell'ultima guerra mondiale e restituito all'Etiopia.

Ma ora è tempo di volgerci verso sud per iniziare il cammino alla volta della frazione di Frattocchie, l'antica Bovillae, a circa dieci miglia da questo punto (si trova nel comune di Marino).

Notiamo subito, sul lato sinistro di via delle Terme di Caracalla, laddove comincia il controviale della Valle delle Camene (a ricordo della sorgente e del boschetto che la leggenda vuole fosse frequentato da Numa Pompilio per trarre ispirazione dalle ninfe Camene) un rudere che la lapide sopra murata indica come l'inizio della via Appia Antica. La tradizione vuole che quel muro sia ciò che rimane della porta Capena. Molto più probabilmente si tratta invece dell'avanzo di qualche casupola o costruzione medievale che si appoggiava a ciò che rimaneva in quel tempo delle mura Serviane. In effetti il tipo di opera con cui è costruito questo muro non è l'opus quadratum con cui le mura Serviane o Repubblicane erano costruite, né il materiale è il tufo cosiddetto "cappellaccio" o quello di Grotta Oscura. Il nome di Capena potrebbe essere una corruzione di "Capuana", visto che le due strade censorie che partivano da qui, la via Appia e la via Latina, raggiungevano entrambe la città di Capua.

Alla nostra destra sorgono i resti imponenti delle Terme di Caracalla, che insieme alle Terme di Diocleziano costituiscono gli impianti termali più grandi della città; i Romani, non avendo servizi igienici nelle case, frequentavano le terme quotidianamente, a orari stabiliti, sia per motivi igienici, per lavarsi, ma anche per incontrarsi. Erano alimentate dall'acquedotto Antoniniano(di cui ne vedremo un arco poco più avanti) che da Porta Maggiore arrivava sin qui. La funzione delle Terme di Caracalla ebbe termine quando Vitige, nel 526, tagliò la fornitura d'acqua.

Approfondisci:
vivere accanto alle Terme

Percorsa tutta via delle Terme di Caracalla, notando qualche frammento di colonna qua e là anche nel prato del piccolo Parco di Porta Capena, una volta superata la chiesa del VI secolo dei martiri Nereo ed Achilleo, si arriva rapidamente a piazza Numa Pompilio.

Qui la via Latina e la via Appia Antica si dividono (si ricongiungeranno a Capua) nelle due strade oggi denominate via di Porta Latina e via di Porta S. Sebastiano; poco prima del bivio incontriamo una curiosa costruzione circolare, che con quel tetto sembra quasi una garitta militare. Si tratta di un'edicola medievale che ci fa porre la domanda se anche in epoca classica ci fosse lì una qualche costruzione, magari eretta ai Lares Compitales, protettori dei "crocicchi".

Siamo arrivati ad un'aiuola che forma una piccola piazza triangolare: la chiesa sulla detsra è intitolata a san Cesareo, risale al VI secolo e ha il protiro a due colonne.

Imbocchiamo via di Porta S. Sebastiano; da questo punto, entrambe la via Appia e la via Latina sono oppresse dai muri di recinzione di quelli che una volta erano orti e vigne, mentre oggi sono ricche proprietà private; i muri nascondono numerosi monumenti funerari, colombari, tombe famigliari; soltanto a tratti si riesce a vedere tra qualche spiraglio qualche evidenza archeologica.

In questo tratto il monumento senz'altro più rinomato (lo doveva essere anche in antichità) è il Sepolcro degli Scipioni, una delle più aristocratiche famiglie della Roma repubblicana. La tomba accolse personaggi celebri come Scipione Barbato, console nel 298 a.C..

Subito dopo l'ingresso, sulla sinistra, una rampa di scale porta al piccolo "parco degli Scipioni" che ci offre la possibilità di guardare il recinto delle Mura Aureliane dall'interno. Si fa presto ad attraversare questo giardino, sistemato da Raffaele de Vico nel 1931, e si giunge in pochi secondi all'ingresso opposto che dà sulla via Latina che, in questo tratto si chiama attualmente via di Porta Latina (la porta è qualche decina di metri sulla destra).

Torniamo sulla Regina Viarum: sul fondo, subito prima di porta S. Sebastiano, incontriamo il cosiddetto arco di Druso, in realtà un arco dell'acquedotto Antoniniano costruito in modo particolarmente architettonico là dove l'acquedotto scavalcava la via Appia Antica.

Approfondisci:
l'acquedotto Antoniniano

Approfondisci:
passeggiata storico-archeologica lungo le Mura Aureliane

Pochi metri prima di raggiungere porta di San Sebastiano, sulla destra, c'è l'ingresso al Museo delle Mura, contenente un'interessante documentazione sulla costruzione difensiva (si tratta sempre del pi` grande monumento rimasto della Romanità, almeno in termini di cubatura!) e sulla varie fasi di fortificazione dell'Urbe. Inoltre permette di guardare la via Appia e la valle del fiume Almone, da un insolito punto di vista.


Porta S. Sebastiano

Passiamo sotto la porta notando sulla destra il graffito dell'arcangelo Michele nell'atto di uccidere un drago con una lancia; l'angelo porta anche nella mano sinistra un globo. L'iscrizione latina recita:

In festo S. Michelis intravit gens foresteria in urbe et fui debellata a populo romano existente Jacobo de Pontanis capite regionis

Si tratta della curiosa testimonianza della vittoria dei Romani contro Roberto D'Angiò, re di Napoli, qui avvenuta il 29 settembre 1327.


Graffito con l'arcangelo Michele

La chiusura delle porta avveniva all'interno tramite doppio battente, mentre all'esterno era possibile una ulteriore chiusura tramite una saracinesca, che veniva calata dall'alto tramite corde e che scorreva lungo apposite scanalature. Resta ancora qualche traccia del sistema di corte di sicurezza che utilizzava l'arco di Druso come controporta verso la città.

Porta di San Sebastiano è l'antica porta Appia. Il nome è stato cambiato, come per quasi tutte le porte della circonvallazione Aureliana, nel periodo in cui la Roma cristiana prevale sulla Roma pagana, in riferimento alla basilica extra urbana verso la quale la strada si dirigeva. Troveremo la basilica di San Sebastiano (e catacombe annesse) più avanti.

Uscendo dalle Mura Aureliane la via Appia Antica scende rapidamente nella valle dell'Almone; sul lato sinistro una fontanella ha il prospetto formato da due ritratti funerari e la vasca costituita da un autentico sarcofago.

Circa 100 metri più avanti, ma sul lato opposto, si vede una colonna cementata nel muro, copia di quella autentica che ora "adorna" la balaustra del Campidoglio (qualcuno l'ha forse mai vista?). La colonna, con iscrizioni di Vespasiano e di Nerva, indica il primo miglio da porta Capena (un miglio romano corrisponde a circa 1478,5 metri): questo tratto di strada fu pavimentato inizialmente da Appio Claudio con la glareata (cioè a fondo inghiaiato), mentre nel 258 a. C. i fratelli Ogulni, edili curuli di quell'anno, realizzarono la pavimentazione in saxo quadrato (con blocchi paralleli di tufo).

Il Tempio di Marte

All'altezza del viadotto di via Cilicia, probabilmente sul lato sinistro, sorgeva il tempio di Marte, uno dei templi più antichi di Roma.

Proprio come il tempio della Fortuna Muliebre, anche questo fu costruito negli anni immediatamente successivi alla cacciata di Tarquinio il Superbo, l'ultimo re di Roma; nel 497 a.C. infatti, poco dopo quell'evento, i Romani dovettero combattere una terribile battaglia nei pressi del lago Regillo (un lago scomparso, che si trovava a "Pantano Secco" sotto Frascati), dove sconfissero i popoli latini che si erano federati per restaurare Tarquinio.

La vittoria, che consentì la sopravvivenza della neonata Repubblica Romana, fu favorita dall'intervento miracoloso di Castore e Polluce (o più verosimilmente per l'introduzione in battaglia della cavalleria); ad ogni modo, per celebrare l'evento, i Romani eressero in questo punto della via Appia Antica un grande tempio dedicato a Marte, e il 15 luglio di ogni anno, eseguivano parate e esercitazioni equestri tra il tempio e la Caffarella.

I ruderi venuti alla luce sotto il cavalcavia sono però comuni sepolcri, tombe databili tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C., che hanno subito varie alterazioni fino al IV sec. d.C.


Adesso puoi proseguire la visita lungo la via Appia Antica con il secondo miglio.


Per commenti e osservazioni potete contattarci via e-mail c/o:
caffarella@romacivica.net

Per tornare alla home page:
Notizie su Municipio Roma IX, Caffarella, Appia Antica e Tang. Est


copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA 20 agosto 2005