Itinerario naturalistico nella valle della Caffarella

Schede e appendici

  1. Come si fa un "animalario"
  2. Il "Bird Watching" ovvero l'osservazione degli uccelli
  3. Come catalogare e collezionare le penne
  4. Come collezionare i resti di animali
    1. Studio e collezione delle borre
    2. La fauna della valle attraverso l'analisi delle borre dei rapaci
  5. La ricerca delle impronte
  6. Un approccio geomorfologico alla valle
    1. In classe
    2. Sul campo
    3. Rielaborazione del lavoro in classe e discussione dei dati

Come si fa un "animalario"

Quando si va a fare una passeggiata o una gita in un ambiente naturale in genere, è molto difficile incontrare gli animali, soprattutto quelli di grandi dimensioni. Ma questo non vuol dire che questi animali non ci siano, anzi, tutto intorno a noi è pieno di vita.

Bisogna saper osservare i nascondigli e tutti quei segnali o tracce che testimoniano la loro presenza.

Osservando il terreno si possono trovare delle impronte, dei resti di cibi mangiati, delle penne, dei ciuffi di pelo, escrementi, uova, piccoli sentieri. In base alle tracce trovate e con l'uso di un manuale di riconoscimento si può stabilire quali animali siano presenti nella zona. Fatto questo, è molto utile costruire un "animalario", cioè una serie di schede, una per ogni animale, che contengano le sue caratteristiche.

Nella Caffarella, è possibile trovare moltissimi segni di presenza degli animali che vi abitano. Individuati a chi appartengano si preparano due tipi di schede, una per i mammiferi e una per gli uccelli.

Scheda per gli uccelli: innanzitutto uno spazio per il nome, poi per le dimensioni (lunghezza, peso e becco), per l'apertura alare, per l'identificazione (vi si annotano tutti i segni che permettono di riconoscerlo), in seguito l'habitat dove abitualmente vive, poi il tipo di nido, il tipo di uova e per finire tutte le curiosità sul volatile in questione.

Anche la scheda dei mammiferi: è simile a quella precedente: il nome, le dimensioni, il colore, come si identifica, le impronte, gli escrementi, la tana, le ore in cui svolge la sua attività e tutte le curiosità.

Queste schede vanno poi inserite in un raccoglitore con indicata la zona di osservazione, in questo caso: valle della Caffarella.

Il "Bird Watching" ovvero l'osservazione degli uccelli

I diversi ambienti della Caffarella sono il regno di tante specie di uccelli, interessanti, rare o spesso, più semplicemente, simpatiche e allegre. Ma difficilmente qui come altrove si riesce a osservare da vicino un uccello, a riconoscerlo, a capire il suo comportamento. Proprio per questo è nato negli scorsi anni il "Bird Watching".

Noi possiamo cominciare da uccelli abbastanza comuni come ad esempio quelli della nostra valle. Per osservarli innanzitutto sono necessari tre strumenti: il binocolo, un manuale di identificazione degli uccelli e un taccuino dove si prenderanno note di campo su ciò che è stato visto. L'indispensabile binocolo non dovrà essere troppo potente perché essendo poco maneggevole potrebbe creare difficoltà nell'inquadrare gli uccelli. E quindi consigliabile un 8 x 30: il primo numero indica gli ingrandimenti e il secondo il diametro della lente anteriore.

Il manuale per l'identificazione è una guida tascabile dove sono disegnati gli uccelli di una data area geografica e dove vengono evidenziate le caratteristiche distintive. Ci sono inoltre delle notizie riguardanti l'habitat, il volo, il comportamento, la distribuzione.

Quando si inquadrerà l'uccello bisognerà memorizzare le caratteristiche principali quali le dimensioni, la forma e il colore che dovremo poi confrontare con le informazioni della guida. Ci potrà essere d'aiuto osservare anche il volo, il modo di nutrirsi, se vive da solo o in gruppo, l'ambiente in cui vive e il canto.

Il taccuino ci aiuterà molto a memorizzare maggiormente le caratteristiche morfologiche e comportamentali delle varie specie. Nelle note devono essere indicate l'ora, il luogo, le condizioni meteorologiche, oltre a tutte le osservazioni suddette.

Come catalogare e collezionare le penne

Per scoprire quali siano gli abitanti alati della Caffarella è spesso molto più facile ricercare le loro penne guardando attentamente sul terreno e tra i cespugli. Le penne quando sono di vivaci colori come quelle del cardellino o dell'upupa sono facili da identificare ma molto più spesso sono di colori più smorti di difficile riconoscimento. Bisogna quindi essere muniti di un buon manuale oppure riconoscerle da indizi indiretti quali l'ambiente in cui ci si trova, un canto vicino, ecc.

Le penne danneggiate non sono di solito adatte ad una collezione ma talvolta ci raccontano la storia di un uccello e spesso la sua morte. Se le troviamo strappate come con un morso si tratta delle prede di mammiferi (se ne trovano molte nella valle: sono i resti dei pasti della volpe), se sono strappate alla base del vessillo sono stati dei rapaci, se sono rosicchiate sono stati invece dei ratti.

Un'ala intera può essere un ottimo ritrovamento in quanto permette un migliore riconoscimento. La potrete appuntare su una tavoletta di legno per farla seccare e poi conservare in una scatola con un po' di naftalina o canfora.

Le penne possono essere raccolte in un album di fotografie o in un quaderno attaccandole con striscioline di carta incollata, segnando sempre i dati sul tipo di penne, sulla specie, il luogo e la data del ritrovamento.

Come collezionare i resti di animali

Talvolta quando si va a fare una passeggiata nella Caffarella non si riesce a vedere neanche un animale. Ma non scoraggiatevi: osservando con attenzione ai piedi degli alberi, tra la corteccia, o in un cespuglio riuscirete a rinvenire numerosi resti di animali che non si vedono ma che ci circondano in silenzio. Potrete allora raccogliere penne, gusci di uova, borre, resti di cibo per farne una collezione.

Mettete innanzitutto quanto trovato dentro delle buste di carta o dentro scatolette, etichettandole per ricordarvi la data e il luogo di ritrovamento. A casa poi ci si assicurerà che ogni esemplare (in modo particolare le zampe, i crani e le borre) sia ben secco in modo che non marcisca.

Metterete poi i pezzi più fragili dentro delle scatolette o recipienti di vetro (tipo yogurt) o dentro sacchetti sigillati ponendo la stessa etichetta preparata precedentemente. Potrete poi organizzare a casa una vera e propria piccola esposizione dei pezzi raccolti, sopra un tavolino o uno scaffale, tutti ben catalogati ed etichettati e magari con accanto il vostro taccuino del naturalista.

Studio e collezione delle borre

Ma vediamo come si studiano le borre. Con cura si aprono in due usando delle pinzette e le si immergono in acqua per circa due ore in modo che l'acqua le inzuppi bene. Quindi si mescola ben bene e si recuperano il pelo e le piume venute a galla. Cambiata l'acqua si ripete il procedimento.

Metterete poi piume, pelo e ossa su un piattino e, con l'aiuto di un libro di riconoscimento, cercherete di catalogare i resti. Il tutto potrà essere conservato dentro le cassettiere fatte con le scatolette di fiammiferi o, per le ossa più grosse, in scatolette portasapone.

Le ossa che si trovano più spesso sono quelle dei passeriformi nelle borre dei rapaci diurni, di topi, arvicole e altri piccoli mammiferi in quelli dei rapaci notturni.

Anche se le borre si possono rinvenire un po' dovunque vi consigliamo di cercarle sotto alberi vecchi e secchi, all'interno di vecchie case e soffitte, sotto ruderi e rocce sporgenti.

La fauna della valle attraverso l'analisi delle borre dei rapaci

Quando i rapaci notturni predano un animale ne rigurgitano le ossa, i peli o le penne in un bolo alimentare chiamato "borra". Questi rigurgiti vengono emessi nei pressi dei luoghi di riposo del rapace. Ritrovare uno di questi luoghi significa per uno zoologo scoprire un piccolo tesoro; l'analisi di queste borre infatti consente uno studio delle singole specie presenti e la loro distribuzione quantitativa nell'areale di caccia del rapace.

Nel caso della Caffarella è stato rinvenuto un deposito di borre di civetta (Athene noctua) e di barbagianni (Tyto alba).

L'analisi di queste borre è stata compiuta con particolare riguardo relativamente allo studio dei mammiferi terrestri (Insettivori e Roditori), di cui si riportano l'elenco delle specie ed il numero degli esemplari, così come fornitoci dal sig. Gaetano Aloise che ringraziamo per la sua cortesia.
barbagiannicivetta
Insettivori
Crocidura minore (Crocidura suaveolens) 6-
Mustiolo (Suncus etruscus) 92
Talpa romana(Talpa romana) 1-
Pipistrelli-4
Roditori
Arvicola di Savii (Microtus savii) 18819
Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) 187
Topolino delle case (Mus domesticus) 555
Ratto nero (Rattus rattus) 492
Ratto (Rattus sp.) 9-
Topo (Apodemus o Mus)(*) -1
Totale mammiferi33540
Uccelli1611
Rettili16
Insetti 21640
Gasteropodi-8
Diplopodi-3
Totale prede3541708
(*) Animali di cui non è stato possibile determinare la specie.

La ricerca delle impronte

Non è certo facile osservare nella Caffarella impronte di animali. Ma con attenzione si potrà comunque trovarne alcune soprattutto lungo i sentieri, tra le foglie ruspate, in particolare dopo una pioggia, lungo le rive dei corsi d'acqua e nella zona umida o sulla neve, d'inverno, dopo una delle rare nevicate.

Il miglior modo di documentare le vostre scoperte è quello di fotografarle o di disegnarle ricalcandole su un foglio trasparente per mezzo di un pennarello da lucido a scrittura indelebile.

Per iniziare uno studio sulle impronte potrete fare una collezione di calchi di gesso. Vi occorrerà del gesso a presa rapida, qualche striscia di cartone sottile alta 5 cm e lunga 30, qualche fermaglio di metallo, una cazzuola o un cucchiaio, una piccola scodella di plastica e dei giornali usati.

Avrete bisogno anche di acqua pulita per impastare il gesso e non sporcare l'impasto. Scegliete un'impronta coi margini ben netti, disponete la striscia di cartone intorno e fermatela con un fermaglio.

Impastate con cura il gesso abbastanza liquido e versatelo sull'impronta in modo tale da coprirla completamente a formare uno strato di 2,5 cm dentro il cartone. Il gesso si secca completamente in meno di un quarto d'ora e dopo di ciò si provvede ad asportarlo togliendo l'intera zolla di terra e pulendolo.

La pulizia proseguirà a casa con un pennellino o uno spazzolino da denti. Quella che avremo non sarà la vera impronta ma il suo positivo in rilievo. La parte in rilievo può essere dipinta per imprimere su un foglio la vera impronta oppure premere su dell'argilla e ottenere l'immagine speculare. Facendo tutti i calchi della stessa dimensione potrete conservarli in un tubo di cartone con della gommapiuma tra l'uno e l'altro ed etichette sull'esterno per indicare la loro posizione. Altrimenti possono essere conservati in scatole ma sempre avvolti nella carta o nella stagnola per evitare di romperli.

Potrete inoltre incidere con una punta sul margine del calco il nome dell'animale, il luogo e la data del ritrovamento.

Oltre alle impronte è possibile trovare a terra anche altri segni degli abitanti della Caffarella: le gallerie dei roditori, i sentieri della volpe (riconoscibili dal forte odore), i buchi dei becchi di alcuni uccelli nel fango alla ricerca di larve e lombrichi, ecc.

Un approccio geomorfologico alla valle

L'analisi geomorfologica di un qualsiasi ambiente (anche antropizzato) passa sempre attraverso lo studio delle sue rappresentazioni cartografiche in scala.

Una serie di semplici lavori sulle carte svolti in classe consente di affrontare in maniera meno problematica l'approccio al terreno.

In classe

  1. Si distribuiscono le fotocopie della carta riguardante la Caffarella (stralcio) a scala 1:10.000 (la carta reperibile presso il X Dipartimento del Comune di Roma o presso l'Ente Parco regionale dell'Appia Antica, via Appia Antica 42, 00179 Roma). Si ripassino con una matita marrone le principali curve di livello; analizzando il tracciato eseguito si individuano così le differenti morfologie, che nella Caffarella sono una valle principale, alcune valli secondarie, le scarpate, i pendii, le zone pianeggianti. Una brusca differenza di pendenza individua una rottura di pendio; essa indica immediatamente una diversa litologia. Rocce diverse infatti, sottoposte all'attacco degli stessi agenti atmosferici, vengono erose differentemente.
  2. con una matita blu si disegni il reticolo fluviale: i corsi d'acqua principali, quelli tributari (anche effimeri); questi ultimi sono quelli che si vengono ad avere quando, durante una pioggia, si convoglia l'acqua lungo una linea preferenziale. La loro identificazione avviene attraverso la scoperta delle valli secondarie, individuate dalle isoipse.

Sul campo

  1. Si osservi l'area studiata in carta da varie angolazioni, localizzando ogni volta sulla carta la propria posizione (in caso di bisogno si utilizzi la bussola).
  2. Si esegua un'osservazione generale delle rocce (prive di copertura vegetale) nel loro ambiente; si annotino le informazioni ottenute, si campionino le rocce deponendole in sacchetti separati.
  3. Si esegua un'osservazione particolareggiata dell'ambiente e delle rocce lì dove in classe era stata localizzata (sulla carta) la rottura di pendio.
  4. Ponendosi di fianco al versante della destra orografica si disegni un primo profilo semplificato di una metà della valle.

Rielaborazione del lavoro in classe e discussione dei dati

Nel nostro caso la rottura di pendio indica una piroclastite meno compatta (pozzolane rosse) sui versanti e la presenza delle alluvioni del fiume nel fondovalle.


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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA, 25 agosto 2003