Scheda: abitare accanto alle terme


Le terme venivano incontro a molti dei bisogni e delle necessità dei cittadini romani in età imperiale: ci si poteva rilassare, assistere a uno spettacolo, discutere di politica, chiacchierare dei fatti del giorno, e in questo modo questi per noi inconsueti edifici costituivano uno dei principali luoghi di aggregazione. Alle terme erano soddisfatti tutti i gusti e erano ammessi quasi tutti, ricchi o poveri che fossero.

La promisquità di uomini e donne era scoraggiata, così alle donne erano destinate stanze separate, o più frequentemente erano riservati orari differenti; ad ogni modo il bagno alle terme non piaceva alle donne dell'aristocrazia, che in genere possedevano stanze termali private dove erano servite dalle loro schiave personali.

A causa dei traffici e delle attività condotte dagli uomini, le terme erano spesso luoghi molto rumorosi. Il filosofo Lucio Anneo Seneca si trovò a abitare proprio sopra un edificio termale, e così ne descrive il fracasso:

«SENECA LUCILIO SUO SALUTEM Peream si est tam necessarium quam videtur silentium in studia seposito. Ecce undique me varius clamor circumsonat: supra ipsum balneum habito. Propone nunc tibi omnia genera vocum quae in odium possunt aures adducere: cum fortiores exercentur et manus plumbo graves iactant, cum aut laborant aut laborantem imitantur, gemitus audio, quotiens retentum spiritum remiserunt, sibilos et acerbissimas respirationes; cum in aliquem inertem et hac plebeia unctione contentum incidi, audio crepitum illisae manus umeris, quae prout plana pervenit aut concava, ita sonum mutat. Si vero pilicrepus supervenit et numerare coepit pilas, actum est. Adice nunc scordalum et furem deprensum et illum cui vox sua in balineo placet, adice nunc eos qui in piscinam cum ingenti impulsae aquae sono saliunt. Praeter istos quorum, si nihil aliud, rectae voces sunt, alipilum cogita tenuem et stridulam vocem quo sit notabilior subinde exprimentem nec umquam tacentem nisi dum vellit alas et alium pro se clamare cogit; iam biberari varias exclamationes et botularium et crustularium et omnes popinarum institores mercem sua quadam et insignita modulatione vendentis.» (L. Annaei Senecae, Epistularium moralium ad Lucilium, liber sextus, 56)

Che mi venga un colpo se il silenzio, quando uno se ne sta appartato a studiare, è veramente necessario come si pensa. Ecco, intorno a me risuonano da ogni parte schiamazzi di tutti i tipi: abito proprio sopra uno stabilimento termale. Immagina ora ogni genere di fracasso fastidioso: quando i più forti si allenano con i pesi, e faticano o fanno finta di faticare, io sento i loro gemiti; tutte le volte che trattengono il fiato ed espirano, sento sibili e ansiti; quando capita qualcuno pigro e che si contenta di un normale massaggio, sento le botte delle mani che schiaffeggiano le spalle, e il suono cambia quando battono con le mani di piatto o ricurve. Se poi arrivano quelli che giocano a palla e cominciano a contare i tiri allora è proprio finita. Ora aggiungici il rompicoglioni, il ladro colto in flagrante, quello che canta mentre fa il bagno, quelli che fanno i tuffi e che con l'acqua fanno un fracasso indiavolato. E almeno questi hanno voci normali! Pensa all'estetista che per farsi notare parla con la vocetta sottile e stridula, e sta zitto solo quando depila le ascelle costringendo un altro a gridare al suo posto. Poi ci sono le urla del bibitaro, del paninaro, del cornettaro e di tutti gli esercenti delle taverne che vendono la loro merce e ognuno modula diversamente la propria voce.


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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA, 23 luglio 2004