Scheda: la tecnica costruttiva di una strada romana

La strada che vediamo veniva costruita così: per prima cosa si collocavano i bordi, che davano la direzione della strada, poi si scavava il terreno all'interno, dove si metteva uno strato di pietre piuttosto grandi, che formavano le fondamenta della strada (statumen); al di sopra si faceva una gettata di malta mista a pietrisco (rudus), che veniva ben battuto, poi sopra si metteva un terzo strato (nucleus), di malta, sabbia e pozzolana nel quale si affondavano i basoli, che così incastrati non si muovevano e formavano un piancito durissimo (pavimentum).

sezione strada
Sezione di una strada romana

La larghezza canonica della sede lastricata per le strade di grande comunicazione era 4,10 - 4,20 metri (14 piedi romani), tale da permettere a due carri di incrociarsi nei due sensi.

I basoli sono quei grandi lastroni di pietra con la faccia superiore levigata e di forma variamente poligonale, e la parte inferiore a cuneo in modo da penetrare stabilmente nel terreno. Nell'agro romano i basoli sono di leucitite, una pietra lavica durissima che si usura molto lentamente; essa veniva cavata ad esempio dalla colata lavica di Capo di Bove, che è poi quella su cui corre la via Appia Antica.

foto basolato Appia Antica
Il basolato della via Appia Antica al IV miglio

I Romani cominciarono a pavimentare le strade nel III sec. a.C., mentre prima si suppone che le strade fossero in terra battuta o ghiaia. Livio data al 295 a.C. la pavimentazione in tufo («Cn. et Q. Ogulnii aediles curules ... semitamque saxo quadrato a Capena porta ad Martis straverunt» Liv. X 23, 12) della via Appia fino alla Caffarella. Tre anni dopo, nel 292, veniva pavimentata con i basoli di selce la via Appia fino a Bovillae («ab aedilibus curulibus ... via a Martis silice ad Bovillas perstrata est» Liv. X 47, 4). Nel II sec. a.C. il basolato si diffuse in tutto il sistrema stradale romano almeno nei tratti urbani, e in età imperiale anche nei tratti extraurbani.

Nel tratto della via Appia che da Roma porta a Bovillae si trovano occasionalmente dei blocchi di tufo, anziché dei basoli messi di coltello, a separare la sede lastricata dai marciapiedi: potrebbero testimoniare l'aspetto della strada in età repubblicana, precedente le grandi ristrutturazioni avvenute in età imperiale. Due esempi sono la crepidine in blocchi parallelepipedi di peperino larghi 30 centimetri che si trova davanti al ninfeo dei Quintili, oppure quella che si vede sotto al cavalcavia di via Cilicia


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copyright COMITATO PER IL PARCO DELLA CAFFARELLA, 3 maggio 1999