Ripubblichiamo questo articolo di Giacomo Zito dal sito lacapitale.it che ben riassume la situazione degli espropri non ancora resi esecutivi. L’articolo originale si trova a questo link https://www.lacapitale.it/post/la-lunga-attesa-della-caffarella-da-20-nessuno-sgombero-di-13-5-ettari-di-aree-pubbliche
qui sotto la mappa aggiornata degli abusi
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La Caffarella attende da 20 anni lo sgombero di 13,5 ettari di aree pubbliche
Vent’anni di inadempienze e attese per gli sgomberi in Caffarella: terreni espropriati restano in mano privata, tra ricorsi, abusi e denunce

Il 3 marzo 2025 saranno passati esattamente vent’anni dall’ordine di esproprio di circa 13,5 ettari di Valle della Caffarella. Un’iniziativa che avrebbe dovuto portare, in breve tempo, alla fruizione pubblica di un’ampia porzione di parco nel primo miglio della via Appia Antica. Ad oggi, però, degli sgomberi previsti non sono stati effettuati nemmeno la metà.
Nel corso di questi due decenni, il Comitato per il Parco della Caffarella ha seguito le vicende da vicino, facendosi promotore anche di diverse iniziative legali per ottenere uno sgombero definitivo.
L’ultima tra queste è stato l’esposto contro la sindaca Virginia Raggi presentato alla Corte dei Conti nel luglio del 2021. Con lo stesso, il Comitato chiede delle indagini sui danni erariali provocati da vent’anni di detenzione precaria (e gratuita) delle diverse aree in questione.
Tutte aree che, scrive il Comitato, «godono del vincolo naturalistico, di quello paesaggistico e alcune anche di quello archeologico» e che si affacciano sul primo miglio della via Appia Antica, da luglio 2024 sessantesimo Patrimonio dell’Unesco in Italia.
Le tre aree “riconquistate”
È il 3 marzo 2005, il sindaco di Roma Walter Veltroni firma l’Ordinanza n. 61 con cui ordina l’esproprio di 40 ettari di Caffarella.
Di questi, circa 13,5 rimangono “in mano” a sei proprietari (ora ne sono rimasti solo tre) a cui viene concessa la detenzione precaria a titolo gratuito del bene nel 2007 (anno di immissione in possesso dei beni espropriati).
Con il termine di “detentori precari” si intende indicare una soluzione di passaggio – teoricamente limitata nel tempo – che permette la permanenza degli ex proprietari dei suddetti terreni nelle aree da espropriare.
Peccato che, ad oggi, delle sei aree indicate solo una è stata, effettivamente, sgomberata (dopo numerosi solleciti) e una acquistata.
Dopo 9 anni di silenzio il Comitato decide di rivolgersi alla giunta del Movimento Cinque Stelle guidata dalla sindaca Virginia Raggi. Questa fa cessare la detenzione precaria agli ex proprietari e viene liberata la prima area, per un totale di 5 mila metri quadrati.
Si tratta, in particolare, del terreno su via Appia Antica 39 dove, oggi, si effettuano scavi didattici aperti al pubblico grazie a un progetto coordinato dalla prof.ssa Rachele Dubbini dell’Università degli Studi di Ferrara.
Immediatamente dopo, sempre su via Appia Antica, si trova invece un fienile del 1600. «Nell’area in questione – si legge nel dossier del Comitato – la prof.ssa Dubbini ritiene possa trovarsi il Tempio di Marte Gradivo, un’autentica piccola Pompei romana».
Dopo un tentato sgombero nel 2019 (non effettuato a causa di un errore sulle particelle catasali), avviene una nuova presa in possesso il 20 ottobre 2023. All’ex proprietario vengono però lasciate le chiavi in cambio dell’impegno a ripulire l’area. «Gli viene concesso un mese – scrive il Comitato -, ma [l’ex proprietario] sta ancora lì».
A queste si aggiunge quella acquistata nel 2021 dal parco Archeologico dell’Appia Antica. Si tratta della Villa dei Tritoni su via Appia Antica 55.

Le aree da sgomberare
Le successive tre aree sono invece ancora oggi in mano ai privati che ne usufruiscono, talvolta anche con attività commerciali. Occupano in totale circa 13,5 ettari e si affacciano su via Appia Antica e su via della Caffarella.
Sulla prima area, venendo dal centro, sono presenti due realtà. All’ex proprietario della prima viene dato un compenso maggiorato sull’esproprio del 40% perché lo stesso non facesse opposizione. A seguito dell’esproprio fa però ricorso al TAR e al Consiglio di Stato, entrambi respinti. La Memoria di Giunta Comunale n. 35 del 20 aprile 2023 prevede per questo sito «un carattere scientifico conferendone la gestione ad un ente di ricerca».
Nel secondo, grande circa 1,5 ettari, è ad oggi presente un’attività commerciale. «Anche in questo caso – scrive il Comitato – c’è stato l’esproprio e poi il ricorso al TAR e al Consiglio di Stato perso dagli ex proprietari». In un lavoro congiunto con l’assessorato all’Ambiente si è quindi cercata una soluzione per spostare l’attività in un’altra area, ma ad oggi non c’è stata alcuna novità in merito.
La stessa Memoria di Giunta prevede per questo sito «attività potenzialmente compatibile con le finalità del Parco eventualmente da delocalizzare in altra sede».
Sull’area su via della Caffarella sono invece presenti due occupanti «del tutto illegittimi», afferma il Comitato. La ditta a cui venne data la detenzione precaria dell’area di circa 1,5 ettari, Ubi Vadis, è stata infatti liquidata.
La Memoria di Giunta n. 35 del 20 aprile 2023 prevede per questo sito lo sgombero delle aree «da restituire al Parco».
I nove ettari usufruiti a “canone zero”
Rimane infine l’ultima area, la più vasta, che lambisce la futura “Casa del pellegrino”, progetto in realizzazione per il Giubileo. La zona si estende per 8,73 ettari, dal laghetto della Caffarella fino a uno stabile di 10 vani che si affaccia su via Appia Antica.
L’area era stata affittata con un canone di meno di 90 euro al mese (2.064.600 del vecchio conio) secondo un contratto del 1993 che sarebbe stato disdetto dal momento in cui è entrata in vigore, nel 2007, la detenzione precaria di cui sopra.
Per ricapitolare, si tratterebbe di un’area a un chilometro dal centro della capitale d’Italia, in una zona con vincolo paesaggistico e archeologico, all’interno di un Parco regionale e del neonato Patrimonio dell’Umanità Unesco dove pascolano gli animali di un’azienda privata e dove l’attuale proprietario non paga un euro di affitto.

Secondo quanto scritto dal Comitato su questa area, «il Comune è proprietario di 6,2 ettari e gestisce aree regionali pari a 2,5 ettari più un casale, trasformato in villa di 10 vani, ma i cittadini non possono fruirne».
In questo caso, così si legge sulla Memoria di Giunta: «Le aree sono interessate da pascolo abusivo. Occorre regolamentarne l’uso agricolo e tutelarne la biodiversità».
La battaglia per lo sgombero in Caffarella
A 20 anni dall’inizio della lunga battaglia del Comitato queste aree risultano ancora interdette al pubblico utilizzo. L’amministrazione capitolina si è espressa in più occasioni, talvolta addirittura ponendosi in contraddizione, fino ad oggi però fallendo l’obiettivo fissato.
Demotivato da vent’anni di inadempienza comunale, il Comitato si è quindi rivolto alla Corte dei Conti per sottoporre all’attenzione il danno erariale derivato dal mancato sgombero.
La richiesta alla Corte era chiara: com’è possibile che il Comune di Roma accetti ancora la presenza di privati (che esercitano in un caso anche un’attività commerciale) su terreni espropriati dall’alto valore archeologico e naturalistico?
La questione è di interesse, eppure, scrive il Comitato, in questi tre anni la Corte «si sta dimostrando inadempiente in quanto non ha effettuato alcuna indagine».
Alla richiesta di chiarimenti in merito, la stessa fa sapere che non c’è nessun caso di immobilismo. Il procedimento è stato aperto ma rimane coperto da segreto istruttorio.
Tuttavia, il Comitato non è stato convocato per discutere la documentazione prodotta, né i dirigenti e i funzionari delle amministrazioni coinvolte sono stati chiamati a rispondere delle inadempienze ventennali.
Il procedimento, pur formalmente aperto con Istruttoria n. 00101/2022, giace sulla scrivania della Dott.ssa Eleonora Lener, Sostituto Procuratore della Corte dei Conti-Procura Regionale Lazio.
La Corte dei Conti finisce così per aggiungere un’ulteriore inadempienza a una vicenda già segnata da ritardi e mancate azioni.
Rimane da comprendere come, al di là delle responsabilità legate alla cattiva gestione della cosa pubblica, sia possibile che, dopo vent’anni, si continui a rinviare senza giustificazione la liberazione della Caffarella dagli occupanti privati privi di titolo.