La passeggiata inizia da L.go Tacchi Venturi. Si percorre la vallecola iniziale, caratterizzata da rilievi dolci, si segue il tratto iniziale di via della Caffarella e al bivio si sale a sinistra, lungo il fianco della scarpata. Il sentiero conduce ad una collinetta da cui è possibile ammirare la valle nella sua interezza. Si nota immediatamente il tipico profilo a V della valle, che ne indica l’origine fluviale, ma i terreni su cui scorre il fiume Almone sono vulcanici.
Il Vulcano Laziale (gli odierni Colli Albani) inizia la sua attività circa 500.000 anni fa, con alternanza di eruzioni effusive (emissioni di lava) ed esplosive ed emissione di circa 200 chilometri cubi di materiale. Le esplosioni, provocate dalla presenza di grandi quantità di gas nel magma eruttato, produssero colonne di gas alte fino a 10.000-15.000 metri che trasportarono in atmosfera chilometri cubi di gas e polveri ad alta temperatura (700-800°C). All’esaurirsi della spinta iniziale le nubi precipitarono sulla terra come una valanga, che si muoveva con velocità anche di 150 chilometri l’ora, ad una temperatura di 400-500°C, distruggendo al suo passaggio qualsiasi forma di vita. Tali ‘valanghe’, chiamate colate piroclastiche, si distesero tutto attorno al vulcano per chilometri, e oggi costituiscono gli strati di tufi e pozzolane visibili nella scarpata sul versante destro della valle.
Attualmente nella Caffarella sono visibili la seconda e la terza colata piroclastica. I depositi della II colata risalgono a circa 457.000 anni fa ed sono chiamati “Pozzolane rosse”; costituiscono il versante sinistro della valle, che presenta una pendenza dolce ed è caratterizzato da folta vegetazione. Questo perché le Pozzolane rosse sono poco compatte, quindi vengono degradate facilmente dall’erosione e sono colonizzate dalla vegetazione senza sforzo.
Sopra la II colata si è deposta la III colata piroclastica, costituita dal “Tufo litoide lionato”, di colore rosso, e dal “Tufo di Villa Senni”, entrambi molto compatti. È visibile sulla scarpata sul versante destro, che quindi presenta una pendenza più elevata del sinistro perché la roccia è meno aggredita dall’erosione. In questo terreno più ‘ostile’ la vegetazione riesce a penetrare solo dove riesce a frantumare la dura superficie (‘cappellaccio’), ed è infatti visibile solo nelle cavità imbutiformi createsi in seguito a crolli del cappellaccio.